Anonymous, ENEL, la Geotermia e il Monte Amiata

La copertina del libro di Antonella Beccaria, "Anonymous. Noi siamo legione"Su consiglio di un amico leggo il bel “Anonymous. Noi siamo legione” di Antonella Beccaria, uscito per i tipi di Aliberti.
Era da un po’ che volevo affrontare la questione Anonymous: io, vecchio “hacker” della seconda generazione, quindi abbondantemente vecchia, oggi, sono sempre stato curioso ma un po’ diffidente, rispetto gli anonymi.

Noi si arriva, più o meno tutt@, dal mondo dei centri sociali, dove ancora oggi si celebra l’annuale Hackmeeting, quindi dal mondo della vecchia e defunta “sinistra extraparlamentare”. Un mondo, bene o male, fatto di identità, divisioni, gerarchie, leader, portavoce, e via così; un mondo contraddittorio, sicuramente (un giorno forse qualcuno lo studierà con gli strumenti della storia, della sociologia, forse anche dell’antropologia, e sarà interessante vedere cosa ne scappa fuori), in cui proprio la mia generazione iniziò un percorso verso una pratica più libertaria e meno leninista dell’agire comune: assemblearismo, metodo del consenso, orizzontalità, dialogo.
Le anonym@, forse, sono il frutto di questa contraddizione, di questo scontro tra vecchio agire politico novecentesco e qualcosa di nuovo nel XXI secolo. Per questo, forse, me li vivo con curiosità – e forse anche speranza – ma anche come qualcosa di lontano, diverso.

Rimane la curiosità, e così mi immergo nella lettura. Via via che passano le pagine – scritte, come sempre, benissimo da Antonella, con uno stile pulito e preciso, ma accattivante; in cui si sente la cura del dettaglio e l’importanza che si dà alle parole, senza per questo perdere il gusto di prendere posizione – mi accorgo di quanto mi piacciano, quest@ anonymi: il loro essere completamente decentrati, l’essere veramente a pieno “attivisti”, cioè soggetti attenti a quel che accade attorno a loro, e che si “attivano” quando c’è qualcosa da fare, più che da chiacchierare; che si organizzano per affinità, e non per “ideologia” (presa nell’accezione novecentesca, che trasforma l’avere una visione del mondo e del perché va in un certo modo, in una religione con santi, preti e papi), con una pratica difficilissima, fatta tanto di ascolto, che gli invidio profondamente.

E via via che si prosegue nella lettura, si coglie il crescere della “politicizzazione” di questo mondo di hacker, che vanno a combattere o a difendere i diritti di tutte e tutti, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dal pensiero politico: l’informazione deve essere libera, le persone devono essere libere e devono poter avere i mezzi di vivere dignitosamente, vedere rispettati i propri diritti, umani, sociali e politici, devono poter sapere cosa accade loro intorno in maniera trasparente; chi governa non si può permettere opacità, sopprusi, collusioni con il mondo della finanza e del business. Una critica dello “stato di cose presenti” che parte dalle basi, dall’inizio, per poi vedere a cosa si arriva, senza preconcetti o partiti presi, confrontandosi quotidianamente con la prassi, con il vissuto, per poi calarlo in un ragionamento (invece che il contrario).
Mi piacciono!

Un'immagine dell'una bella #OperationGreenRights contro Enel e AnsaldoPoi arriva l’ENEL, e il deja vu è clamoroso!

Antonella si mette a raccontare dell’ #OperationGreenRights, cioè del sostegno delle anonym@ alla lotta contro la colombiana “El Quimbo”, la diga targata Enel-Endesa che vuole sbarrare il corso del Rio Magdalena, fiume che nasce sulla cordigliera centrale delle Ande e che sfocia oltre millesettecento chilometri più avanti, nel Mar dei Caraibi. Su questa vicenda si legge:

per realizzarla l’impatto sull’ecosistema locale si profila in termini devastanti. Si parla di oltre ottomila ettari di foresta amazzonica data alle fiamme e poi, una volta disboscata, quell’area sarà sommersa mentre il corso del fiume verrà deviato. Non subito, certo, come per la Tav nell’estremo nord Italia, perché tutto ciò accada ci vorranno almeno vent’anni, anche se c’è chi stima che potrebbero esserne necessari più del doppio. Ma le stime dell’impatto che un’opera del genere avrà sull’economia a ridosso del bacino idrico del Rio Magdalena ci sono già: si quantificano perdite per un importo complessivo di quattrocentosettantadue milioni di euro a fronte di ricavi, che arriveranno tra due decenni e che finiranno per lo più nelle mani di società private soprattutto straniere, di duemiladuecento o poco più.

E di storie così, sempre con ENEL nei panni del devastatore dell’ambiente, se ne trovano anche altre, come quella contro il Consorzio HidroAysen in Cile:

cui quasi seimila etari della Patagonia sarebbero sommersi dalle acque di una diga, per creare elettrodotti di duemilacinquecento chilometri circa […]. [Diga che provocherebbe una] innondazione che comporterebbe l’irreparabile danneggiamento del delicato ecosistema della zona […]. L’espropriazione dei terreni priverebbe gli abitanti delle loro terre, unico capitale e strumento di sussistenza […].

Insomma, uno scenario catastrofico, sia dal punto di vista ambientale che da quello umano. Uno scenario che, purtroppo, sia per gli attori che per i risultati, mi ricorda terribilmente quello che stanno vivendo le popolazioni dell’Amiata in questi anni, sempre a causa dell’ENEL e della classe politica locale.

Una delle tante immagini che rappresentano la drammatica situazione dell'Amiata a causa della geotermiaCome ci raccontano tutti i giorni i comitati che sempre più spesso e numerosi nascono fin nei più minuscoli paesi dell’Amiata – siano essi gli antichi Sos Geotermia, o i più recenti Agorà CittadinanzAttiva o MaremmAttiva – l’ENEL sull’Amiata, con le sue centrali geotermiche “flash” sta contribuendo pesantemente alla devastazione di uno degli ambienti naturali ancora incontaminati del nostro paese; al prosciugamento di uno dei più importanti bacini d’acqua potabile del centro italia, il bacino del Fiora, che serve oltre 700 mila persone; bacino che viene anche inquinato con sostanze pericolosissime, come l’arsenico; per non parlare delle emissioni in aria. Uno scenario che ha portato ad uno studio del 2010 dell’Ars Toscana, da cui si evince che nei comuni geotermici dell’Amiata c’è un eccesso di mortalità per tumore nei maschi del 13% MEDIO, rispetto al resto della Toscana, ma anche rispetto al resto dei comuni NON geotermici dell’Amiata stessa (per capirsi: a Taranto l’eccesso di mortalità è dell’11%).

Tutto ciò, in una situazione energetica del nostro paese, come di/mostra un articolo del 2014 del Comitato Agorà di Monticello, che è fatto di ECCESSO  di produzione (dati Terna del febbraio 2013) e del raggiugimento anticipato degli obbiettivi del Protocollo di Kyoto già nel 2014.
Una situazione, perciò, che non può che essere squisitamente SPECULATIVA, visti i ricchissimi “incentivi” che prende ENEL per far le sue mortifere centrali geotermiche sull’Amiata. Con la connivenza quasi totale della classe politica Regionale e locale, in toto rappresentata dal Pd toscano guidato da Enrico Rossi.

Leggendo tutto ciò verrebbe quasi da chiedere:

anonymi, quando ci regalerete una bella #OperationGreenRights contro ENEL e Regione Toscana per la salvezza dell’Amiata? Magari non sono “esotici” come gli amici Colombiani, ma anche i cittadini – e i comitati – dell’Amiata meriterebbero aiuto e sostegno. Ne hanno veramente tanto bisogno!!

Bile di montagna

Immagine dello striscione di Sos Geotermia
Sos Geotermia

Capita che salga la bile: leggi o senti qualcosa, che ti rimettono in moto tutte quelle cose che, negli anni, ha cacciato dentro perché c’è da sopravvivere. E allora fai il ragionevole, hai un figlio, una compagna, una casa, devi lavorare, campare per poi crepare e non sai manco perché.

Sabato 11 maggio sono andato alla manifestazione contro la Geotermia sul monte Amiata, ad Arcidosso. Quella Geotermia che è complice di quel 13% medio di morti di tumore in più, rispetto ai comuni limitrofi non geotermici e rispetto al resto della toscana, che toccano ai comuni che “ospitano” gli impianti dell’ENEL. ENEL che paga, ogni anno, qualche milione di euro di “compensazioni”, con cui si lava la coscienza – e si compra gli amministratori locali – proprio per la Geotermia.

Pochi giorni dopo, il 16 maggio, l’Unione dei comuni Amiatini, molti dei quali sono geotermici – e quindi hanno la loro doppia cifra di morti in più per tumore – hanno organizzato un incontro coi responsabili di Arpat e Ars, i centri di ricerca toscani che monitorano e studiano, tra le altre cose, proprio le questioni ambientali. A questo incontro c’erano anche molti attivisti del Coordinamento Sos Geotermia, che raccoglie molti di coloro che lottano, che da anni, questa mostruosità, e alla fine, coi loro interventi, sono riusciti a far ammettere ai signori dei centri di ricerca che NON c’è nessuna sicurezza sul fatto che la Geotermia NON sia responsabile di questo eccesso di mortalità. E quindi, dico io, secondo il Principio di precauzione, che è una legge Europea e dice, tra le altre cose:

al fine di proteggere l’ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale

prima di far lavorare un’attività che rischia di essere così pericolosa e dannosa, dovrebbe essere l’azienda produttrice, in questo caso l’ENEL (il cui azionista di maggioranza è un ministero della Repubblica italiana), ad assicurare in maniera inoppugnabile che la sua produzione non è dannosa. E invece no, siamo noi cittadini a dover portare queste prove, ribaltando completamente il Principio di precauzione, oltre che la logica.

Di fronte a tutto questo, che va avanti da anni con la complicità attiva ed esplicita delle amministrazioni locali, siano esse i comuni, la provincia e la regione – quindi il Pd, in primis, e i suoi alleati, che da queste parti significa Rifondazione comunista, SEL, i socialisti e via sinistrando – cosa ci offre la democratica stampa locale? Ecco un esempio su tutti, a cura dell’immensa Fiora Bonelli, colei che scrive dell’Amiata su “Il Tirreno“, del gruppo “La Repubblica“:

ARCIDOSSO L’incontro tenuto giovedì ad Arcidosso dai direttori di Ars e Arpat della regione Toscana, Francesco Cipriani e Marco Pellegrini ha illustrato lo stato dell’arte dell’Amiata geotermica: la salute del suo ambiente e quella dei suoi abitanti. Un’iniziativa istituzionale a cui hanno partecipato esponenti dei comitati antigeotermici, i quali alla fine hanno ribadito le loro convinzioni, intervenendo sia durante le relazioni che alla fine anche in modo acceso. Cipriani e Pellegrini hanno illustrato e commentato numeri e risultati di una ricerca seria e meticolosa. Alla fine, pare che non vi sia preoccupazione alcuna per l’ambiente e anzi si è detto che la qualità dell’aria dell’Amiata è la migliore della Toscana. Gli abbattitori Amis fanno la loro parte: «La rete delle centraline di qualità dell’aria di Enel Green Power è molto ampia ed è composta da 17 mezzi, che monitorano il parametro H2S. Questa rete fornisce una grande quantità di informazioni e copre praticamente tutti i centri abitati interessati dalle emissioni delle centrali geotermoelettriche. I valori di riferimento – ha detto Pellegrini- non sono mai stati superati». Per quel che riguarda gli studi epidemiologici effettuati su un ampio campione, Cipriani ha confermato che si consolida l’ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo marginale o assente negli eccessi delle malattie. Gli indizi rilevati fanno ipotizzare che le cause delle criticità sanitarie riscontrate nelle aree geotermiche, in particolare in quella amiatina, siano prevalentemente riconducibili a fattori occupazionali e di stili di vita, piuttosto che all’inquinamento ambientale o all’attività geotermica. È stato specificato, infatti, che in Amiata vi è fin dal 1970 una mortalità più alta rispetto al resto della Toscana, con dati rilevati in un periodo precedente, insomma, alla presenza di centrali geotermiche. Ed è stato evidenziato che da allora il disallineamento si sta riducendo. Fra l’altro vi sono malattie tumorali che non sono riconducibili all’influenza della geotermia e il cui eccesso si manifesta solo negli uomini e non nelle donne, il che lascerebbe supporre cause legate al lavoro o agli stili di vita. “La scienza neutrale di Arpat e Ars – commenta Emilio Landi, presidente della conferenza sindaci dell’Unione comuni Amiata grossetana, – ha fatto un grande lavoro, che conferma la nostra convinzione che la geotermia non è dannosa». Il confronto “medico-scientifico” fra esperti istituzionali e quelli degli ambientalisti sarà il 17 giugno. (fi.bo.)

In questo articolo c’è tutta una serie di menzogne enormi, a partire dalla cronaca della serata. In quell’occasione, infatti, i responsabili di ARS e ARPAT, esplicitamente interrogati, hanno NEGATO che

per quel che riguarda gli studi epidemiologici effettuati su un ampio campione, Cipriani ha confermato che si consolida l’ipotesi che le emissioni geotermiche abbiano un ruolo marginale o assente negli eccessi delle malattie.

E, tanto meno, che

gli indizi rilevati fanno ipotizzare che le cause delle criticità sanitarie riscontrate nelle aree geotermiche, in particolare in quella amiatina, siano prevalentemente riconducibili a fattori occupazionali e di stili di vita, piuttosto che all’inquinamento ambientale o all’attività geotermica

come dice la Bonelli. Anche perché proprio lo studio dell’ARS Toscana del 2010 (http://sosgeotermia.noblogs.org/files/2012/02/10_2010_rapporto_epidemiologico_ARS.zip) dimostra che NON possono essere gli stili di vita ad essere responsabili dell’eccesso di mortalità e per un semplice motivo: quell’eccesso c’è solo nei comuni geotermici. Nei confinanti comuni NON geotermici i valori di mortalità tornano nella norma italiana e toscana. Come mai? Ad Arcidosso si beve così tanto di più rispetto a Cinigiano (comune confinante, famoso per il suo vino DOC, il Montecucco)? E ancor di più a Castel del Piano – dove la mortalità in eccesso è del 19%, rispetto al confinante Montalcino, famoso per il Brunello? Ma fateci il piacere.

Ecco, questa è una delle situazioni in cui si trova il cittadino medio italiano, senza bisogno di andare nella (giustamente) famosa Val di Susa coi suoi NO TAV. Basta fare un salto sul Monte Amiata, al confine tra le provincie di Siena e Grosseto, governate dal Pci ed eredi fin dal lontano 1944, per scoprire che il rapporto istituzioni – cittadini è lo stesso: il sovrano fa e disfa, il cittadino sta zitto. L’unica possibilità d’azione è o lo scontro frontale, o farsi zerbino, come insegna l’insigne ex insegnante Fiora Bonelli.

Che fare? si chiedeva il pelato un centinaio di anni fa? Lottare, perché in queste condizioni arrendersi è uguale a morire, e non dico così per dire.

L’istinto disegna i contorni di fuoco e fiamme, sulle note del vecchio Manfredi:

 

E i mercanti di pornografia

faccia a faccia ai portatori

d’acqua santa

da una parte e dall’altra

dello specchio

si sono guardati

ed il boia ha chiamato a raccolta

poliziotti e trafficanti d’eroina

per festeggiare le nozze di Stato

un altro zingaro hanno impiccato

un altro zingaro hanno impiccato

Questo è lo Stato italiano, e non da ora. Quello Stato che oggi mette assieme Pd e Pdl, come ieri metteva assieme la Dc del mafioso Andreotti e il Pci del “santosubito” Berlinguer, proprio negli anni, seconda metà dei ’70, per cui il padrino Giulio è stato condannato dal tribunale di Palermo. Quegli stessi per cui il problema sono i movimenti – oggi la TAV, ieri l’Autonomia e la sinistra parlamentare in genere, a cui vengono sguinzagliati sempre gli stessi cani da guardia, Caselli su tutti.

Ecco, di fronte a questa gente, che per i suoi porci comodi, per il suo schifoso business, ti ammazza e ti avvelena senza pietà, e quando reagisci ti annichilisce – mediaticamente fin che può, con la repressione subito dopo, cosa vogliamo condividere? Come possono mai essere questi i nostri interlocutori, coloro cui andare a chiedere di cambiare le cose? Domande che, per me, sono assolutamente retoriche. Non possono essere questi i nostri interlocutori, così come non possono esserlo i loro alleati, per quanto si dipingano di “sinistra”.

I nostri interlocutori siamo noi, che dobbiamo tornare a prendere il nostro destino tra le mani, insieme, sostenendoci a vicenda, per costruire qualcosa di nuovo e diverso.

O perire.

‘AMIATA CALLING’: L’Amiata chiama! L’11 maggio una giornata di lotta in difesa della montagna

Manifesto di convocazione della manifestazione dell'11 maggio 2013
Amiata Calling!!

Mentre l’Enel continua a lavorare al cosiddetto ‘Piano di riassetto di Piancastagnaio’ e dopo gli annunci trionfalistici sull’apertura del cantiere per le due centrali di Bagnore4, il coordinamento SOS Geotermia si è riunito il 21 marzo us in assemblea pubblica, peraltro partecipatissima, che ha approvato la proposta di una giornata di mobilitazione che abbia carattere nazionale da farsi il giorno 11 maggio prossimo.

Su impulso dei cittadini e dei comitati, SOS Geotermia ha redatto un appello nazionale, che riportiamo di seguito, a cui hanno già dato significativa adesione associazioni, gruppi, sindacati, sia nazionali, che regionali e territoriali.

Primo firmatario è Don Gallo che avevamo già incontrato e che ci aveva esortato ad essere ‘partigiani dell’Amiata e difendere la Terra’, seguono adesioni di rilievo nazionale come il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, promotore dei referendum vinti sulla ripubblicizzazione dell’acqua che continua nella battaglia, ma anche associazioni e sindacati nazionali, come il Forum Ambientalista, ATTAC, l’USB ed i Cobas; l’elenco è lungo e ‘qualificato’, contando che ancora non è avvenuto il lancio dell’iniziativa.

Da oggi lanciamo pubblicamente l’appello a tutte le associazioni, comitati, gruppi, partiti, ecc. invitandoli ad aderire e partecipare alla manifestazione nazionale dell’11 maggio sull’Amiata.

Invitiamo tutti i cittadini dell’Amiata a partecipare al prossimo incontro che si terrà il 5 aprile e a collaborare con il coordinamento per la riuscita della giornata dell’11 maggio.

Di seguito l’appello:

IL MONTE AMIATA – la montagna sacra, cuore dell’Italia – DIVENTI IL CENTRO DA CUI RIPARTIRE PER LE LOTTE COMUNI

La geotermia sul monte Amiata non è né pulita, né rinnovabile, né innocua, come dimostrato dalle stesse ricerche effettuate dalla Agenzia Regionale di Sanità:

  • tonnellate di inquinanti fuoriescono dalle centrali geotermiche che concorrono a contaminare aria, terreno e falde ed entrano nel ciclo alimentare fino all’uomo;
  • incremento della mortalità rispetto alle aree limitrofe e al resto della Toscana con un aumento statisticamente significativo del +13% per gli uomini e altre gravi patologie;
  • depauperamento e inquinamento -soprattutto da arsenico- del bacino idropotabile amiatino con il rischio concreto della sua scomparsa e/o impossibilità per l’uso potabile;
  • Diciamo basta alle centrali geotermiche Enel in Amiata, ma anche alle possibili future autorizzazioni ad altre compagnie!

FERMIAMOLI ORA, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!

MORATORIA IMMEDIATA DI TUTTA L’ATTIVITA’ GEOTERMICA IN AMIATA!

L’11 MAGGIO 2013 TUTTI IN AMIATA

PER UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE

A DIFESA DELLA NOSTRA TERRA

Questo il programma della giornata:

  •  dalle 10,30 alle 12,30 ad Arcidosso (GR) in Piazza Indipendenza: L’Amiata accoglie i comitati, assemblea/incontro in piazza;
  • alle 14,00 in Località Aiuole, a pochi km tra Arcidosso e S.Fiora, Concentramento e Corteo fino al cantiere della centrale geotermica di Bagnore 4;
  •  

    dalle 16,30 ad Arcidosso (GR) in Piazza Indipendenza, Manifestazione/Assemblea con interventi e testimonianze sulle varie esperienze di lotta dei comitati e associazioni partecipanti;

  • dalle ore 18,00: Festa e musica in piazza.

SCARICA LA LOCANDINA IN FORMATO A3 (colori e bianco/nero, file zippato 11,6 Mb) oppure in FORMATO A4 (colori e bianco/nero, file zippato 5,6 Mb)

Emissioni geotermiche e salute in Toscana: la fine di una favola

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Coordinamento Sos Geotermia

Al VII Congresso Nazionale di Medicina Democratica, svoltosi a Milano dal 16 al 18 febbraio 2012, è stato presentato dall’epidemiologo dott. Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova una relazione, di cui si può leggere la sintesi sotto, che conferma la realtà preoccupante segnalata dallo studio sulla salute delle popolazioni residenti nei comuni geotermici dell’Amiata, tra le provincie di Grosseto e Siena.

Emissioni geotermiche e salute in Toscana: la fine di una favola

Premessa: Chi sente parlare di geotermia associa questo tipo di energia a qualcosa di ecologico, rinnovabile e pulito. In Toscana si assiste invece a emissioni di arsenico, acido solfidrico, antimonio, boro, mercurio, ecc. con conseguenze negative per l’economia, l’ambiente e la salute umana. Dopo circa quaranta anni l’Agenzia Regionale Salute della regione Toscana (ARS), su pressione della popolazione, ha pubblicato uno studio epidemiologico  dove gli eccessi di malattia e mortalità vengono sbrigativamente attribuiti a “stili di vita sbagliati”. Noi abbiamo riesaminato criticamente lo studio ARS cercando di vedere se questi inquinanti potevano essere associati a danni all’ambiente ed alla salute umana della popolazione esposta alla geotermia.

Materiali e Metodi: Lo studio ARS valuta lo stato di salute delle popolazioni geotermiche delle province di Pisa, Siena e Grosseto rispetto ai comuni limitrofi nel raggio di 50 chilometri. Analizza lo stato di salute dal 1980 al 2006 utilizzando i dati regionali di sanità. Divide il territorio esposto in due zone: zona geotermica Nord (zona di Larderello, Pisa) e zona geotermica Sud (zona Monte Amiata, Siena e Grosseto).

Risultati: Pagina 162 (“Considerazioni sui risultati delle analisi della mortalità”): “L’uso della mortalità del periodo 2000-2006 come descrittore dello stato di salute della popolazione è ragionevolmente giustificata dal fatto che tale periodo è sufficientemente distante dall’entrata in funzione della maggior parte degli impianti geotermici (anni ‘80), ed anche in ragione del tempo d’induzione-latenza della maggior parte dei tumori e delle malattie croniche. Negli uomini la mortalità generale osservata nell’intera area geotermica mostra un eccesso statisticamente significativo rispetto sia a riferimento locale sia al riferimento regionale.” Tabella 6.1.1(pag. 80): stima un eccesso di mortalità (rispetto al valore atteso) di 99 casi (+131 nei maschi e -32 nelle femmine); ciò equivale a 14 decessi all’anno in più in tutta l’area geotermica (dato confermato Ass. Bramerini, 28 dicembre 2010). Questo valore sale a 171 negli anni 2000-2006 nella zona geotermica Amiatina. Grafico (pag. 81): conferma che la mortalità generale dell’Area Sud risultava più elevata fino al 1979, quando l’attività geotermica non era ancora del tutto sviluppata e quindi gli eccessi di mortalità erano da imputarsi alla pregressa attività mineraria locale. Nei decenni successivi la mortalità generale è aumenta in tutta l’area Sud ed in modo statisticamente significativo; di conseguenza, essendo negli ultimi anni ridotto l’effetto dello sfruttamento minerario è evidente che tali eccessi vadano attribuiti ad altre cause e non in “stili di vita”. La letteratura scientifica internazionale dimostra che lo stile di vita influenza in modo chiaro la mortalità e l’incidenza delle patologie cardiovascolari, patologie che invece nella zona geotermica sud sono in netto calo. Pag. 88 (“analisi di tutti i tumori”): si evince un aumento statisticamente significativo nel complesso dei tumori negli ultimi sette anni presi in considerazione, aumento non più attribuibile all’attività mineraria per i motivi detti sopra. Allegato 6 (“Risultati staticamente significativi delle analisi di correlazione geografica tra dati ambientali e dati sanitari”): si riconoscono patologie e mortalità in alcune zone delle aree geotermiche in relazione alle concentrazioni degli inquinanti presenti in quelle zone ma non si specificano i comuni presenti nei percentili.

Conclusioni: Per capire le cause ed interrompere gli eccessi di mortalità e le patologie riscontrate nelle differenti comunità locali, le popolazioni, gli amministratori e la comunità scientifica devono analizzare urgentemente i risultati di questo studio, includendo: verifiche, integrazioni ed aggiornamenti.

Nasce il Coordinamento SoS Geotermia sul Monte Amiata (Gr)

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Coordinamento Sos Geotermia

COMITATI E CITTADINI CONTRO LA GEOTERMIA SULL’AMIATA SI COORDINANO.

SOS GEOTERMIA: “MORATORIA SUBITO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI”

Una richiesta pressante per una moratoria nello sfruttamento geotermico sul monte Amiata è quanto emerso dall’incontro dei Comitati e cittadini amiatini che si sono riuniti ieri, 4 marzo, per dare nuovo impulso alla campagna SOS GEOTERMIA, che già da diversi mesi svolge opera di informazione sui rischi legati a tale attività.

SOS GEOTERMIA si propone quindi come una ‘rete’ di Comitati, Associazioni e cittadini che intendono opporsi al depauperamento e sfruttamento del territorio e delle sue risorse e che auspicano invece uno sviluppo economico dell’Amiata legato alla sua vocazione naturale fatta di prodotti tipici, artigianato e turismo.

Ci troviamo oggi di fronte ad un’emergenza legata all’acqua: i dati ufficiali denunciano una drastica diminuzione negli ultimi 20 anni del volume dell’acquifero potabile della montagna ed il contemporaneo aumento delle concentrazioni di Arsenico che dal ‘naturale’ valore intorno ai 2/3 microgrammi/litro oggi ha raggiunto e, in alcuni casi, superato il valore di 10 microgrammi/litro.

Ricordiamo che il valore di 10 è il massimo ammesso dalla legge e che negli ultimi dieci anni la regione Toscana ha usufruito di ben 9 anni di ‘deroghe’, significando che abbiamo bevuto acqua avvelenata, essendo l’arsenico riconosciuto come ‘cancerogeno’ già a partire da concentrazioni di 2 microgrammi/litro. L’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) consiglia di evitare il consumo di acqua con valori di arsenico superiori a 5, soprattutto a bambini, donne incinte, anziani e malati.

All’avvelenamento progressivo delle sorgenti le amministrazioni e gli enti gestori, che in questi anni non hanno mai fornito la prescritta ‘informazione’ ai cittadini, oggi stanno rispondendo all’emergenza con la miscelazione e il filtraggio dell’acqua che non elimina le cause, ma consente loro di ‘certificare’ il rientro nel limite massimo di 10.

Oltretutto i costi di tali “palliativi” vengono scaricati sulle bollette dei cittadini; i danni alla salute causano costi sanitari che ancora gravano su chi subisce tali conseguenze; i danni all’ambiente squalificano il territorio e rendono vano ogni tentativo di valorizzazione dello sviluppo turistico.

Come SOS GEOTERMIA riteniamo che questa sia una politica folle proprio perché si tratta di una ‘pezza’ che non risolve il problema, che invece è destinato a moltiplicarsi con l’eventuale, sciagurato avvio della nuova centrale Bagnore 4. Per non parlare della presenza di altri inquinanti, sia nell’acqua che nell’aria.

Oggi lanciamo un appello urgente alle popolazioni dell’Amiata, ai nostri amministratori, agli enti gestori, ai media: fermiamo la ‘macchina geotermica’ ora, subito, per valutare, sulla base dei tanti dati scientifici già noti e spesso ignorati, i rischi alla salute e al territorio, all’economia delle produzioni tipiche.

Preannunciamo un intensificarsi delle iniziative nei prossimi mesi, che coinvolgeranno tutti i paesi e le popolazioni dell’Amiata fino a che non si giunga ad una ‘moratoria’ generale dell’attività geotermica.

SOS GEOTERMIA

Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata

sos-geotermia@bruttocarattere.org

https://sosgeotermia.noblogs.org/

Laboratorio Amiata: solidarietà ai NOTAV

In questi anni abbiamo imparato che non c’è democrazia se non c’è qualcuno che la pratica, quotidianamente, tutti i giorni; abbiamo imparato che non ci sono beni comuni se non c’è qualcun@ che si attiva per difenderli, e che solo nella partecipazione si creano comunità e valori.

Con la crisi che ci divora, ci chiediamo perché lo Stato spenda 20 miliardi di euro per un treno che non serve. Con quei soldi si potrebbero pagare stipendi, pensioni, scuole, ospedali, trasporti pubblici per tutti.

Chi chiede queste cose, chi da vent’anni di/mostra che la democrazia è partecipazione e non speculazione, chi si oppone allo scempio del proprio territorio, della propria salute, chi cammina domandando, oggi viene arrestato, incarcerato, diventa “terrorista”.

Anche noi, qui sull’Amiata, nell’ex “rossa” Toscana, stiamo affrontando la distruzione del nostro territorio, lo scempio della nostra salute – a causa della Geotermia – che in nome del potere e dei soldi i soli noti chiamano “sviluppo”. Anche noi stiamo cercando di avviare percorsi di partecipazione e consapevolezza.

Per questi motivi, per la stima e l’affetto che da sempre proviamo per le donne e gli uomini del Movimento NO TAV, il Laboratorio Amiata esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà ai 26 arrestat@ di ieri.

Laboratorio Amiata

L’acqua inquinata di Montelaterone, Monte Amiata (Gr)

 

Vista del paese di Montelaterone
Montelaterone

Giro una news dall’Amiata, la cui acqua oltre ad essere inquinata dalla geotermia e altre schifezze varie, viene riempita anche di gasolio e di (scusate il francesismo) merda.

Cari amic@

condivido con voi questi fatti che riguardano l’acqua di casa mia e non solo, perché da Montelaterone – comune di Arcidosso (Grosseto, nella rosa Toscana) vorremmo fare sentire la voce della gente e stiamo cercando di capire che fare.

Sabato 1 ottobre, intorno alle 15 dal rubinetto di casa mia mi accorgo che esce acqua che puzza terribilmente di gasolio. Tempo di verificare che anche la mia vicina ha lo stesso problema e chiamo l’acquedotto del Fiora. Mi risponde un tecnico che mi chiede se ho serbatoi o cisterne (non le ho), mi dice che mi avrebbe chiamato il giorno dopo per sapere se puzzava ancora. Gli faccio notare che la cosa è seria e che non ci piantino qui fino a lunedì. Alle 8 di domenica 2 mi chiamano, confermo che l’acqua puzza e che anche in altre parti del paese puzza; mi assicura che mandava subito un tecnico. Alle 9 richiamano (probabilmente qualcuno dell’acquedotto che voleva sapere, magari il tecnico che doveva venire, Diego non ricorda) riconfermiamo il tutto. Poi non sappiamo più niente. In paese le nonnine dicono che dei tecnici sono andati ma le voci sono vaghe: pare che un tecnico sia passato dicendo non bevete l’acqua che c’è gasolio; la gente si informa col passaparola, qualcuno non se ne era accorto, i mie fiori annaffiati sabato hanno tutti gli apici appassiti, qualcuno lamenta bruciore agli occhi ed alla gola a seguito dell’uso dell’acqua.

Lunedì 3 di mattina non si sa niente di ufficiale, chiamo io l’acquedotto e faccio notare che l’acqua non è potabile ma nessuno sa niente, il Fiora non ha comunicato nulla, la signorina che risponde mi legge un comunicato che è autorizzata a rendere noto: l’acqua non è potabile per presenza di gasolio per cause da definire… mi dice quello che le ho detto io!!! Le faccio notare che è pazzesco che lo dicano solo a chi chiama e che c’è gente che non lo sa e beve e usa l’acqua. Dopo averla salutata scrivo ai giornali, almeno speriamo che lo dicano loro!!

In paese intanto già dalle 8,30 in piazza c’era un’autobotte con l’acqua potabile (bisognava andarsela a prendere, qualcuno fa notare agli addetti alla distribuzione che gli anziani non erano in grado di rifornirsi per un giorno intero). Verso le 11 arrivano gli addetti del comune con l’ordinanza del sindaco dove si vieta l’uso dell’acqua. Martedì portano l’acqua con consegna più capillare in sacche di plastica.

Il divieto d’uso viene revocato giovedì 6 ottobre, ma chi non abita in paese nemmeno lo viene a sapere. Giovedì al tg locale il presidente del Fiora si vanta d’averla bevuta e dice che era buona!!

Oggi 11 ottobre, sempre attraverso un amico, vengo a sapere che l’acqua non è di nuovo potabile!!

Il mio vicino di casa che conosce qualcuno dell’acquedotto dice che oltre all’infiltrazione del gasolio c’è stato anche un passaggio di batteri forse perché la stessa casa da cui è fuoriuscito il gasolio ha sopra alla sorgente anche gli scarichi fognari! In piazza alle 19,30 trovo di nuovo l’autobotte che distribuisce acqua potabile.

La mattina seguente, 13 ottobre, chiamo nuovamente l’acquedotto e la centralinista mi dice che l’acqua non è potabile, le chiedo i motivi e non me li sa dire ma mi spiega che l’acqua non è potabile ufficialmente dal 3/!0 !! Sentendo mi stupisco non poco: ma come, il 6 c’era stata la revoca del divieto d’uso e la dichiarazione di potabilità e per voi l’acqua invece non è mai stata più potabile dal 3?? Sì – mi risponde – a noi l’acquedotto non ci ha mai detto che l’acqua era tornata potabile! Perplessa, con mio marito decidiamo che è l’ora d’andare dal sindaco.

In comune troviamo un assessore, che già sta parlando dell’acqua di Montelaterone (sono stati tempestati di telefonate!), che ci spiega che il Fiora ha, in autonomia, mandato la sera precedente l’autobotte a Montelaterone senza comunicare nulla al Sindaco e che loro solo quella mattina avevano ricevuto comunicazione che dagli ultimi prelievi avevano rilevato alla cannella del cimitero la presenza di batteri coliformi, ma non nei due serbatoi di raccolta, ed invitavano il sindaco a dichiararenon potabile tale cannella. Per gli amministratori quindi il Fiora si era reso responsabile (inviando l’autobotte in cima al borgo) dell’allarme provocato in paese per un eccesso di zelo.

Faccio notare all’assessore che dove si dice della cannella inquinata c’è un invito a controllare l’acqua della zona (quella a valle, come ilcimitero) perché esattamente a 30mt di tubo ci sono delle case e che non sarebbe eccesso di zelo fare prelievi anche lì!! Non commenta.

Per inciso, nella stessa mattinata vengo a sapere che l’Acquedotto del Fiora dopo le analisi positive sugli idrocarburi per le successive ha cambiato, dopo anni, laboratorio analisi, … come mai??

Ce ne torniamo a casa perplessi e con la sensazione di essere immersi in qualcosa di torbido.

Beviamo o non beviamo? Preferiamo ancora di no! Magari con qualchealtro paesano ci pagheremo delle analisi private, e, come tanticontinueremo a dover comprare acqua “privata”……. E pensare che sonostata un’attiva sostenitrice dell’acqua del rubinetto, del “no Plastica”e dei “due Sì per l’acqua bene comune!”……. Ironia non del caso: alle ore18.00 il mio telefono squilla ed una simpatica voce mi propone diacquistare (ma in super promozione) un sistema di filtraggio dell’acqua….. dove c’è il cadavere girano gli avvoltoi!

Per rendervi conto dell’omertà dell’azienda Acquedotto del Fiora e della sua palese intenzione di sviare e confondere leggetevi quello che venne pubblicato su Fiora News:

http://www.fiora.it/news/comunicati-stampa/383/l_acqua-di-montelaterone-e-potabile.htm

Quello che noi abitanti vogliamo sapere – perché paghiamo un servizio, perché beviamo l’acqua noi ed i nostri figli, perché l’acqua è un bene di tutti e va gestito nel massimo della trasparenza – è:

DA QUANTO TEMPO c’era l’ infiltrazione di gasolio? E la presenza di batteri coliformi? Da quanto non controllavano le sorgenti? Perché non rendono pubbliche le analisi ed i tempi in cui vengono fatte? Perché non ci informano in maniera adeguata? Se il gasolio ed altro è entrato nella sorgente vuol dire che essa non è protetta dagli agenti esterni e ciò mi sembra grave!! Qualsiasi cosa vi può penetrare. (Come devono essere tutelate le sorgenti? Dove sono ubicate quelle che servono tutta la zona Montelaterone, Case Rosse, Benedettini, Pergole?) Chi ha dato il permesso di posizionare cisterne di combustibili sopra una sorgente? Chi ha controllato i lavori? Ci sono presupposti per chiedere i danni e ottenere che l’Acquedotto sistemi il tutto in maniera seria?

Mi preme sottolineare alcune cose:

  • tutta la zona dell’Amiata grossetana è saldamente in mano al Pd, da tempo immemore (tipo dal 1944);
  • il presidente l’acquedotto del Fiora – Claudio Ceroni – è uno dei boss locali del Pd, ed è stato uno dei più strenui oppositori dei referendum sull’acqua del giugno 2011 (come si può leggere qui e qui, per esempio).

Questo tanto per dirne una.

Fra un po’ inizierò a raccontare altre chicche della zona amiatina, come il fatto che “grazie” alla Geotermia si muore di tumore – in media – il 13% in più che nel resto della Toscana; o come vengono trattati i profughi in fuga dalla Libia dall’Arci provinciale, un vero e proprio business del profugo

A presto e buone letture.