Genova 2001 – riflessioni e vecchi tic

Copertina del libro "Millenium Bug"

Sono vent’anni proprio in questi giorni, e l’anniversario meriterebbe una riflessione, magari collettiva, orizzontale, franca, in modo da far riemergere un dibattito che è stato stroncato dalle pallottole di Piazza Alimonda, dalle torture della Diaz e di Bolzaneto e poi sotterrato con le “Torri Gemelle”.

Noi ci abbiamo provato, e con noi intendo quell@ che allora provarono a fare “Un altro mondo possibile”, non nell’ottica del “Sol dell’Avvenire”, ma  qui e subito, praticando l’orizzontalità nel quotidiano, con gli hackmeeting, gli hacklab, Autistici/Inventati e  Indymedia.

I primi a muoversi sono stat@ quell@ di “Supporto Legale” con una serie di pubblicazioni e un documentario che, tra gli altri appuntamenti, sarà presentato il 21 luglio proprio a Genova.

Buoni secondi sono arrivati una manciata di ex indyan@ che hanno pensato bene di scrivere in un libro corale una possibile storia di Indymedia in Italia:

https://edizionialegre.it/product/millennium-bug/

Una storia corale nel senso che il libro è costruito su una lunga serie di interviste ad attivist@ di Indy, in cui si racconta genesi, nascita, sviluppo ed infine morte dell’allora famoso network di in/formazione libera, autonoma ed indypendente.
Corale perché quella di Indymedia è stata veramente una storia  bella, fatta in gran parte da giovani che, allora, avevano tra i 20 e i 25 anni (a parte una piccola ed ininfluente parte di anzian@, che non ruppero poi troppo le gonadi… almeno spero!) e che grazie al “metodo del consenso” e al loro essere interni ai “movimenti noglobal” riuscirono, per un lustro, a mettere sotto sopra non solo il mondo ormai stagnante della politica “di movimento”, ma anche tutto il mondo dei massmedia mainstream.
L’idea di fondo è semplice: sono passati vent’anni, ormai è evidente che avevamo ragione (ormai lo dicono tutti, vedi a mo’ di esempio https://www.huffingtonpost.it/entry/le-ragioni-inascoltate-del-popolo-di-genova-20-anni-dopo_it_60e31c60e4b03f72964d1073?utm_hp_ref=it-homepage), proprio per questo ci hanno massacrato, perché per la prima volta dopo trent’anni c’era un movimento internazionale e meticcio, a mettere i bastoni tra le ruote di lor signori, allora proviamo a lasciar memoria di quella vicenda e di quegli anni e, soprattutto, di quel metodo e di quelle ragioni.

Ovviamente quelli sopra sono solo due dei tantissimi interventi e libri che si occuperanno del ventennale di “Genova 2001”: è uscito di tutto, ma veramente di tutto, compreso un incredibile libro di uno sbirro che, per torbidi motivi, ha pensato bene – amplificato da buona parte della stampa “progressista” – di buttare ancora un po’ di fango su quei giorni e sulla morte di Carlo: gli sciacalli (e gli utili idioti) non si smentiscono mai.

Oggi leggo che la manifesto libri ha pubblicato o sta per pubblicare un libro sulla vicenda di Genova 2001. Evviva, ho pensato, loro c’erano, erano al Media Center con noi, in quei giorni, hanno provato a raccontare quello che veramente è accaduto, sicuramente hanno cose interessanti da dire. Su faccialibro, infatti, si può leggere:

“sapete tutte/i cosa accadde nei giorni del #G8 di #Genova2001.

Sono passati vent’anni. Noi eravamo lì dallo stadio #Carlini alla #Diaz. In mezzo #PiazzaAlimonda e #Bolzaneto.

L’AGGUATO
GENOVA 2001-2021
manifestolibri

pubblica le testimonianze di chi era lì in quelle 4 giornate in cui lo Stato sospese i #diritti #diritticivili e #dirittiumani che pubblicammo sul #LibroBiancoDeiFattiDiGenova insieme a tutte le testate della sinistra (#Unita ’ , #Liberazione, il manifesto Manifestolibri, #Carta) delle quali siamo gli ultimi sopravvissuti.

Con una lettura storiografica di Marco Grispigni e il racconto sui media e su #Indymedia di Anna Pizzo
Per #CarloGiuliani

GENOVA‘01 VENT’ANNI DOPO: UN ALTRO MONDO E’ NECESSARIO”

Quando leggo il nome di Anna Pizzo un sorriso ed un filo di malinconia increspano il mio viso.
Per chi non lo ricordasse, Anna Pizzo e Pierluigi “Gigi” Sullo erano, nel 2001, i fondatori di uno dei tanti spinoff del Manifesto, “Carta”, settimanale nato come “costola” del noto quotidiano comunista e animatori dei “Cantieri sociali”, progetto politico che provava a diffondere nei territori italioti quelli che, dopo Genova, diventeranno i “Social Forum”, sorta di assemblee territoriali che avrebbero dovuto portare le tematiche e le lotte “noglobal” ovunque (sintetizzo, che non ho voglia di raccontare tutto per bene. Cercate sull’internet se volete approfondire). Scopo più che nobile, non fosse che il metodo utilizzato non fosse esattamente orizzontale.
È grazie a loro, infatti, che ho conosciuto quelli che poi sarebbero diventati miei grandi amici – Davide e franchitiello, solo per dirne due – perché in quel giugno (mi pare) 2001 , in una Siena mai come allora attiva e vivace, piena di collettivi, iniziative, occupazioni, lotte, manifestazioni, assemblee e riunioni, un bel giorno ci svegliamo e veniamo a scoprire, leggendolo sul giornale, che proprio a Siena si sarebbe aperto un “Cantiere sociale” e che tutta la cittadinanza festosa e festante era caldamente invitata a partecipare, per portare il movimento anche nella città del Palio.
Fottendosene allegramente di un decennio buono di movimento, che pur piccolo che fosse, a Siena in quegli anni aveva fatto tante cose e tante relazioni aveva intrecciato.
Così decidemmo di accettare l’invito, andando a contestare Pizzo e Sullo nel loro “Cantiere”, in maniera pacifica ma determinata, ed iniziando una discussione, all’inizio determinata e incazzata, ma poi – come spesso succedeva allora – aperta all’ascolto e alla contaminazione.

Questo lungo e affettuoso ricordo per dire che, vent’anni dopo, la lupa perde il pelo, ma non il vizio:
Anna Pizzo, che Indymedia l’ha vista giusto da lontano (da vicino solo a Genova, ma con malcelata e scarsa sopportazione), nel sopracitato testo pensa bene di scriverne, chissà se parlando, o addirittura facendo parlare qualcun@ che Indymedia l’ha fatta?
Aspetto di poter leggere il libro, ma già temo quale possa essere la risposta… 😉

Il tribunale di Milano

Il tribunale di Milano
Il tribunale di Milano

Sarà l’età, ma io ho un altro ricordo del Tribunale di Milano, rispetto a quello che vedo, che leggo, che ascolto in questi giorni sui giornali, sui siti, sui blog della gente di “sinistra”.

Quando ero poco più che ragazzo, giovane militonto del Centro Sociale Leoncavallo di Milano – il Leo di allora, questo, non la Spa di oggi – c’è stato un periodo che si andava al tribunale un giorno ogni tre. Non per simpatia, ma perché un giorno ogni tre avevamo un processo. Era il periodo della rinascita del Movimento, quello dopo la Pantera, gli anni delle Posse, dei cortei in città con migliaia di persone, dell’esaltazione, delle nuove occupazioni. E delle denunce, dei processi. 1989 – 1994, gli anni di Tangentopoli, ricordate?

Eravamo giovani criminali incalliti? Boh, forse anche un po’ – dipende dai punti di vista – però i processi erano (quasi) tutti per manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa (i 99 posse ci fecero pure un tour, con questo titolo) e robe così. Un mese di galera o un milione di lire per non mangiarsi la condizionale. C’è gente che alla fine se l’è mangiata quasi tutta, la condizionale, perché non aveva da tirare fuori tutti quei soldi, e alla fine ha dovuto smettere di andare alle manifestazioni, perché ormai ad ogni manifestazione era una denuncia. C’è chi s’è fatto i processi anche se il giorno del fatto era al lavoro. E poi ti fermavano “ah ciao Tizio, che ci facevi ieri a Gorizia?” “ah ciao Caio, occhio che a lasciare sempre la macchina là rischi che te la fottano”. E poi c’erano le volte che uscivi dal centro, pigliavi la strada per tornare a casa, ti fermavano in Piazza Sire Raul, ti puntavano la pistola, ti facevano scendere, calci sulle gambe, scappellotti, botte sulle reni, minacce (ma pensate che a Genova 2001 si siano inventati qualcosa? E’ sempre stato così: la differenza è stata nella quantità, non nella qualità). E così via.

E per noi si sono sempre riusciti ad organizzarsi per non farci saltare manco un processo: tutti li abbiamo fatti. Ma Tangentopoli no, per quelli non c’erano le risorse, molti sono finiti in prescrizione. Noi mai, noi no.

Ricordo un’assemblea al secondo Leo, quello vicino a Forlanini, quello tra lo sgombero del ’94 e l’attuale. Era l’estate ’94, e si chiacchierò proprio di queste cose, e l’avvocato del centro che ci spiegava come nella giurisprudenza emergenziale si fosse ormai consolidata una modalità schmittiana, per cui non eri colpevole perchè avevi fatto qualcosa, no, ma perché eri qualcuno. E nel nostro specifico, eravamo militanti autonomi del Leoncavallo, quindi colpevoli già solo per esserlo, al di là di quel che si faceva.

Insomma, per anni 1/3 delle nostre energie, dei nostri soldi, delle nostre iniziative andavano a parare quel che quotidianamente ci arrivava dal Tribunale di Milano.

Ed oggi quello stesso tribunale, quelle (quasi) stesse persone dovrebbero essere quelle che, liberandoci di Berlusconi – per via giudiziaria – dovrebbero portarci a stare meglio, ad uscire da questo nero tunnel che si sta mangiando la democrazia, quel che ne rimane, in questo tetro paese.

Ma siamo davvero così stupidi?

I padri ingannevoli

Piccolo quiz di inizio anno: di chi sono queste parole?

“Giovani, combattete sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che per alcuni si risolve semplicemente nella libertà di morire di fame. Libertà e giustizia sociale sono un binomio inscindibile. Lottate con fermezza, giovani che mi ascoltate, e lo dico senza presunzione, ma come un compagno di strada, tanto mi sta a cuore la vostra sorte. Io starò sempre al vostro fianco”.

La soluzione completa la trovate a quest’indirizzo. È il discorso di Capodanno del Presidente della Repubblica. Del 1983, era Pertini. Fa impressione, eh?

Fonte: minima & moralia

Mela marcia. La mutazione genetica di Apple

Mela marcia

La mutazione genetica di Apple

di NGN

Mela marcia
Mela marcia

Hanno sfondato la porta di casa con la furia devastatrice delle teste di cuoio. Hanno rovistato nell’appartamento del blogger californiano Jason Chen sequestrando computer e archivi. Il tutto per venire a capo del giallo della scomparsa di un segretissimo prototipo di iPhone 4, dimenticato in un bar “per una birra di troppo”.

Nata in un garage con la bandiera dei pirati sventolante, creata da un ex hippy e da un hacker, oggi Apple lancia strali contro i software liberi, promuove crociate antiporno e dichiara dissanguanti guerre di brevetti. Sullo sfondo pulsano la guerra dei formati, del web e delle libertà digitali. Apple non è più l’azienda dei creativi che anni fa ci esortava con il Think Different, ma il peggior nemico dell’underground digitale, come dimostra il blitz contro il blogger di Gizmodo che ha realizzato lo scoop dell’anno: le foto in anteprima dell’iPhone 4G. Mela Marcia parte da questa vicenda per sviscerare cosa si nasconde dietro alla mutazione di Apple: la mania della segretezza, l’astuto ruolo del messia laico Steve Jobs, il potere del marketing aggressivo e il bluff dell’iPad. Il volume è completato dalla storia del giornalismo 2.0 nell’era di blogger coraggiosi e di “gossip merchant”.
Mela marcia è anche un libro interattivo: grazie ai codici QR sparsi nel testo è possibile accedere ad approfondimenti e filmati in rete, tramite uno smartphone e un’applicazione (rigorosamente free).

NGN è formato da
Ferry Byte, cyber-hacktivist della prima ora, fondatore della mailing list Cyber Rights. È autore di I motori di ricerca nel caos della rete.
Mirella Castigli scrive su Pc Magazine, Computer Idea e ITespresso.it dal 2000.
Caterina Coppola, editor di Gizmodo Italia e giornalista presso la redazione di Gay.it.
Franco Vite, storico ed esperto di GNU/Linux, tiene corsi sui software liberi.

128 pp. – Illustrato

ISBN 978-88-95029-40-5

Questo libro non finisce qui. È un continuo work in progress pensato per non restare chiuso tra due copertine, ma per continuare a raccontare storie (di Apple, ma anche di moltissime altre aziende, realtà e situazioni dell’IT) di cui di solito non si parla.
Per sapere come continua la storia andate su nessungrandenemico.org