Dopo una due giorni milanese intensa e ricca di spunti – nel bene e nel male, tra il serio e il faceto, come d’obbligo di questi tempi – mi ritrovo a dover tornare a casa, nella profonda provincia toscana, in treno.
Consultato il sito delle Ferrovie dello Stato, non mi rimane soluzione che il treno di metà pomeriggio, che prima mi porta a Firenze, con un velocerrimo Freccia Rossa, e da lì mi porta in provincia con un lumacherrimo localazzo che si fa tutte le stazioni, comprese alcune che manco al tempo del mitico West e della colonizzazione delle terre indiane. Ma tant’è, così è se vi pare. Risultato: Milano – Firenze, 300 Km con tanto di appennini, in poco più di due ore (per un totale di €52 e rotti); Firenze – Capoluogo di provincia nella bassa toscana, 140 Km tendenzialmente stabili, in tre ore e mezza (per un totale di €10 ma una quantità di moccoli notevolissima).
La chicca è all’arrivo a Firenze. Con qualche minuto d’anticipo mi organizzo, ripongo nella borsa libri, carica batterie e ammennicoli vari e mi appropinquo verso l’uscita, seguito in poco tempo da tutti coloro la cui destinazione è la città toscana. In breve si forma una simpatica fila fatta di più o meno maturi ed adiposi uomini di mezza età, tendenzialmente d’affari; di più o meno giovani donne meno adipose ma egualmente d’affari; e da una schiera eterogenea di probabili sfigati – come il sottoscritto – che non avendo trovato alternative per il ritorno a casa, si sono trovati costretti a svenarsi per salire sul gioiello di FF. SS.
Tra tutti una giovane donna di chiara ascendenza nordica, plausibilmente collocabile tra la bergamasca e il bresciano, che già in vista della novella stazione inizia una conversazione telefonica, col probabile fidanzato, amato o amante. O chi per lui.
“Si, sto arrivando. No, non so a che binario.. no, non so se al 4” inizia a berciare al telefono la fanciulla. “Scusate, sapete a che binario arriviamo?” ci chiede, con encomiabile gusto del ridicolo. “No, non lo sanno…. vabbé, pazienza, vuol dire che vengo io verso il binario 4, ti vengo incontro…”.
Ebbene sì, evidentemente ci sono luoghi dove non si conoscono o non si sanno utilizzare i tabelloni degli arrivi e delle partenze…. e poi ci si stupisce di come vanno le cose…