London Calling!

 

Logo della manifestazione "March For The Alternative" del 26 marzo 2011 a Londra
March For The Alternative

Non potevo non riportare per intero questo maginifico articolo di Federico Campagna, uscito sul sito di Alfabeta 2. Non c’è nulla da dire di più, penso. Solo sperare che se questa crisi, questi tagli, questa situazione ha smosso la sonnacchiosa Albione, forse c’è qualche speranza pure qui da noi…

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I padri ingannevoli

Piccolo quiz di inizio anno: di chi sono queste parole?

“Giovani, combattete sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza giustizia sociale non è che una conquista fragile, che per alcuni si risolve semplicemente nella libertà di morire di fame. Libertà e giustizia sociale sono un binomio inscindibile. Lottate con fermezza, giovani che mi ascoltate, e lo dico senza presunzione, ma come un compagno di strada, tanto mi sta a cuore la vostra sorte. Io starò sempre al vostro fianco”.

La soluzione completa la trovate a quest’indirizzo. È il discorso di Capodanno del Presidente della Repubblica. Del 1983, era Pertini. Fa impressione, eh?

Fonte: minima & moralia

10-100-1000 Pomigliano/Mirafiori

Schiavi in mano, foto
Schiavi in mano

E’ di questi ultimi mesi la rottura interna alla trimurti sindacale – Cgil, Cisl e Uil – in particolar modo in ambito metalmeccanico, con la Fiom – che  di tutte è forse l’unica entità confederale con dei veri iscritti, cioè con dei lavoratori che vedono (vai a sapere perché, ma questo è un altro discorso…) nel loro sindacato uno strumento per migliorare le loro condizioni di lavoro – che si trova isolata dagli altri sindacati di categoria, ormai diventati niente più che dei sindacati gialli.

http://www.youtube.com/watch?v=U9RW7DmJTMQ

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Una nuova generazione: famose da parte, please

Banksy - Rickshaw
Banksy - Rickshaw

Partiamo da una data, per comodità: settembre 2008, scoppia la Crisi, con la C maiuscola. E’ una crisi finanziaria, cioè causata dalle speculazioni finanziarie, dalla globalizzazione della finanza, dalla trasformazione della produzione che è diventata sempre più cognitiva – dicono quelli che ci capiscono – ma che è diventata sempre più altrove e non da noi: in Cina, India –  in condizioni di vita che da noi erano già contestate nell’800 – in America del Sud. Una crisi finanziaria che mette in crisi il sistema bancario, immediatamente salvato con botte di centinaia di milioni di euro e di dollari.

Presi da dove, ‘sti soldi? Dallo stato sociale, ma naturalmente! E quindi giù tagli verticali, come ama definirli il nostro amato – ed amatissimo in Europa – ministro Tremonti, già candidato a sostituire il fava del Berlusca. Tagli che vanno a toccare tutti i ceti meno abbienti, e pure il ceto medio, tanto che proprio oggi esce la notizia che

il quarantacinque per cento della ricchezza italiana è in mano al 10 per cento delle famiglie. Lo segnala Bankitalia nel supplemento al bollettino statistico dedicato alla ricchezza delle famiglie alla fine del 2008. Al contrario, il portafoglio della metà più povera degli italiani non arriva ad avere neppure il 10 per cento della ricchezza complessiva. Insomma, la forbice si allarga e lo Stivale fa i conti con poche famiglie ricchissime e molti italiani che tirano a campare.

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Il Patriottismo di meno diritti e bassi salari

Pd al lavoro
Pd al lavoro

Fonte: Ma la cgil ci è o ci fa? « Precaria.

Pietro Ancona, ex sindacalista Cgil

Si lascia fare a governo e padronato tutto quello che vogliono. Senza reagire nei tempi e nei modi che renderebbero utile e produttiva l’azione. Sembra che i sindacati italiani, come diceva qualcuno in tv, siano prigionieri degli interessi imprenditoriali e debbano fare necessariamente cose che ne consentano la realizzazione degli obiettivi.

I tempi di reazione della CGIL, non parlo di Cisl ed Uil che si sono schierati con Confindustria e Governo, sono anacronistici. I modi sono puramente dimostrativi. Una manifestazione viene annunziata con due mesi di anticipo per il 27 novembre, un sabato, su una piattaforma generica che chiede tutto ma di fatto non chiede niente perchè non indica

una sola cosa specifica: “a difesa del lavoro e della contrattazione, per la tutela dei diritti dei lavoratori, per chiedere sviluppo, equita’ e giustizia sociale”. Come e dove ed attraverso che cosa si tutelano i diritti appena lesionati in modo irreparabile dal collegato lavoro non è dato sapere e quasi niente è dato sapere su tutti gli altri punti.

Il Parlamento ha approvato, dopo due anni di lavoro incontrastato una legge contestata a suo tempo soltanto dal Presidente della Repubblica per la sua evidente incostituzionalità che indebolisce moltissimo il lavoratore a vantaggio del datore di lavoro e dello stesso sindacato che acquisisce nuovi e pericolosi poteri con l’arbitrato. La CGIL ha mandato qualche gruppetto di manifestanti in un paio di momenti dell’iter parlamentare. Si è limitata a commentare educatamente il testo approvato assieme al PD che in verità ha votato contro ma ha lasciato passare senza fare le barricate che Bersani promette per il lodo Alfano. In sostanza

sembra che la CGIL abbia già metabolizzato il collegato lavoro come a suo tempo ha metabolizzato la legge trenta o Biagi e come ha digerito l’accordo separato sul contratto attraverso i rinnovi di categoria.

L’azione della CGIL sembra deliberatamente congegnata a consentire la realizzazione e l’irreversibilità di scelte rivolte a limitare i diritti ed a sfasciare

l’impianto dei rapporti attuali di lavoro. I tempi sono sfasati rispetto lo sviluppo della realtà che è in accelerato sviluppo. Di quello che stanno perdendo i lavoratori difficilmente si recupererà qualcosa in caso di svolta politica. Forse il governo Prodi ha cambiato qualcosa del suo predecessore? Una linea sembra unire destra e “sinistra” parlamentare ed è quella dettata dalla Confindustria. A questa linea si adeguano sfacciatamente la Cisl e l’Uil

e la CGIL finge di opporsi programmando reazioni prive di sostanziale contenuto e lontane nel tempo.

Naturalmente la manifestazione della CGIL si farà di sabato come vuole Bonanni che indica questo giorno non lavorativo come il più adatto per gli scioperi (sic!) e come vuole Ichino che non ama lo sciopero e ne discute il diritto di esercitarlo ai lavoratori riservandolo ai sindacati (il corporativismo fascista ogni tanto risorge dove neppure te lo aspetti).

La Fiom chiede a gran voce lo sciopero generale. In verità non ha le carte in regola per farlo dal momento che si è comportata esattamente come la CGIL. Il 16 ottobre è stato soltanto una manifestazione, un grande comizio convocato a Roma, un momento bello e magnifico di mobilitazione democratica ma niente di più. Anche il 16 ottobre era un sabato.

Sembra esserci un accordo per non scioperare in Italia tranne che per le situazioni che esplodono spontaneamente e che non ci sia questione abbastanza grossa per smuovere la CGIL. Ci sono stati tantissimi scioperi per la scuola ma non hanno mai avuto un momento di unificazione nazionale. In Francia si è fatto uno o più scioperi nazionali per la scuola. In Italia le agitazioni presenti in tutto il Paese non hanno mai avuto una guida, una direzione nazionale.

Negli ultimi due anni ci sono stati tre scioperi generali della CGIL. Tutti sul fisco. Nessuno sintonizzato su quanto stava realmente accadendo nel Paese.

Anche il prossimo sciopero generale accettato a denti stretti da Epifani al comizio dei metalmeccanici non è detto che non sarà finto. Una cannonata a salve. Non basta fare lo sciopero generale se non si mettono in discussione le scelte del padronato e del governo.

Il miope collaborazionismo dei sindacati e della opposizione al padronato porta soltanto frutti avvelenati o marci. Venti milioni di lavoratori stanno male e guadagnano la metà di quello che guadagnano i francesi o i tedeschi. Sei milioni di questi sono precari e con salari sotto i seicento euro (sic|!) Ma tutto questo non solo non basta per rimettere in piedi l’economia italiana ma è addirittura controproducente: genera depressione, insicurezza, stress, assenza di futuro. Bassi salari ed assenza di diritti sono tutt’altro che patriottici e affossano assieme ai lavoratori il Paese.