Dopo tanti anni ho ripreso in mano il bel libro del grande Hakim Bey, T. A. Z., pubblicato nell’ormai lontano 1993 per i tipi della Shake. Un libro che per me fu una delle grandi svolte intellettuali (si fa per dire …) della mia vita: ero nel periodo di transizione dall’autonomo leoncavallino duro e puro (anche qui, si fa per dire …), verso … boh, qualcosa che oggi definirei libertario. Un percorso lungo, che non è ancora finito (per fortuna …), che mi ha portato a rivedere tante cose, quasi tutte quelle fondanti, dal punto di vista dell’identità, rispetto al periodo precedente: il definirsi comunista, avere nell’organizzazione (non nel partito, giammai, che da noi il partito E’ il PCI, ed un autonomo ha proprio il PCI come uno dei principali nemici… e viceversa, ovviamente! Poi con gli anni mi accorsi che dire organizzazione e dire partito era sostanzialmente parlare della stessa cosa usando etichette diverse) il centro della propria attività, vedere nella rivoluzione russa l’inizio di un ciclo di lotte vincenti… e tante altre…