Il baratro: la società 2

La società.

  società: società

s. f. inv.

ogni insieme organizzato di individui

associazione di più individui caratterizzata dalla comunanza degli interessi e dei fini tra i membri che la compongono

 

Individui, ecco. Oggi siamo una società come da vocabolario: milioni di
individui, chiusi nei loro alveari chiamati condomini, che la mattina
si alzano, vanno a produrre, tornano a casa e consumano, e poi mangiano
e si riposano per poter riprendere il ciclo il giorno successivo. Ogni
tanto scopano, che la specie va riprodotta. E così via.

Su che modello si basa la nostra società, oggi, nel XXI secolo?

Il modello è quello liberista, nella sua variante
"neoliberista", nata negli anni ’70 presso l’Università di Chicago
grazie agli illustri  Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek e Milton
Friedman. Modello che prima di essere esportato in tutto il mondo è
stato provato in america latina, in particolare in Cile, con quella
merda di Pinochet (tanto amico di "santo subito" Wojtyla) e poi anche
in Argentina, con gli amiconi del nostro presidente del consiglio, che
ancora è di buon umore a pensare a quei divertentissimi voli della
morte (Cfr. Horacio Verbitsky, Il volo, Feltrinelli, 1996).
Una volta capito che il giochino funzionava, e c’era da farci soldoni a
palate, via che tutti si buttarono a pesce sulla novità: Regan in USA,
la Tachers in GB, ma non da meno furono i nostri socialisti, che
dismettendo i panne dei libertari che avevno indossato a fine anni ’70
(e quanti compagni abboccarono!!! Vedi la vicenda di Reporter, giornale
clone di Lotta Continua, pagato dal PSI, gestito da Martelli, in cui si
infilarono nomi notissimi del giornalismo italiota, tutti ex di Lc).

Nulla di nuovo, nulla di strano: la destra fa la
destra, e il suo scopo è di gestire e dominare la società senza tanti
cagamenti di cazzo, i poveri a pedalare buoni buoni, i ricchi a
guadagnare. E’ stato così per secoli, ogni tanto c’era una rivolta, la
si estingueva annegandola nel sangue, così per qualche decennio zitti e
mosca (mica tanto tempo fa…).

Il cambiamento avvenne con la seconda metà del XIX
secolo quando, col miglioramento delle condizioni di vita media delle
persone, comparvero i primi vagiti libertari e socialisti, le prime
leghe di lavoratori, le prime Società di Mutuo Soccorso, le prime
Cooperative di consumo e tutte quelle strutture che col tempo
diventarono le strutture base del futuro "movimento operaio".

Strutture radicate nella società, che la vivevano e
ne erano vissute, che nacquero proprio per negare il modello unico di
una società bloccata, coi poveri a penare tutta la vita e i ricchi ad
ingrassare.

Si sviluppo, perciò, in seno alla società, dentro la
società, nella Classe (azz, la Maiuscola!), gli strumenti prima di
difesa, poi di rivendicazione, se non di attacco, della Classe stessa.

E’ storia di un secolo di battaglie, di sconfitte
(il fascismo), di gloria e miseria: socialismo, Anarchia, Comunismo; il
movimento sindacale e cooperativo.

Una storia che ha una svolta importante tra il 1968 e il 1973: in quel
quinquennio vengono al pettine nodi vecchi di cento anni, e quelli che
erano diventati i massimi dirigenti della sinistra ormai istituzionale
italiota, nel bel mezzo di una delle battaglie più esaltanti della
storia del movimento operaio italiano (il ’68 – ’69, l’occupazione di
Mirafiori del ’73, il contratto del ’74, il più avanzato della storia
dell’Occidente industriale, ancora oggi studiato nelle università di
tutto il mondo), proprio in quel momento, la peggior dirigenza
possibile della sinistra italiana – la coppia tremenda e tremebonda
costituita da quei deprimenti figuri di Berlinguer e Lama – decisero
che no, il movimento operaio si "faceva Stato", e che chi era contro lo
Stato era contro il movimento operaio.

Lo riscrivo perché deve essere chiaro:

il movimento operaio si "faceva Stato", e che chi era contro lo Stato era contro il movimento operaio.

Ora, in quegli anni lo "Stato" era quello di Piazza
Fontana e delle stragi, della Dc e della Mafia (Andreotti viene
riconosciuto colluso con la Mafia fino a tutti il 1981, guarda caso
proprio l’anno fino a cui quei reati vanno in prescrizione…), delle
tangenti e degli scandali.

Quello Stato che solo grazie al fiume del Movimento,
in tutte le sue sfaccettature, cedette su cosucce tipo l’abolizione del
cotimo, le ferie e i salari per tutti uguali, il divorzio, l’aborto,
una scuola meno di classe (Don Milani docet), una democratizzazione
della società strappata coi denti e col sangue.

Pci e Cgil decisero che no, non si stava col
Movimento, ma con lo Stato. E chi non era d’accordo era, ovviamente, un
terrorista (untorello, Berlinguer docet).

Tra il ’75 e il ’77 questo splendido connubio
produce quella mostruosità giuridica che si chiama "legislazione
emergenziale", nata per sconfiggere il terrorismo (= il Movimento), e
che è in vigore, pari pari, se non peggiorata, ancora oggi.

Tra il ’78 e l’80 la "Sinistra" si suicida, facendo
fuori quel pezzo di società che era la sua carne e il suo sangue,
quelle generazioni che avevano avuto il coraggio di alzare la testa e
rimettere in discussione tutto.

"Togliere l’acqua ai pesci", cioè non permettere ai terroristi di avere
un terreno, un abitat dove potersi nascondere, dove fare proselitismo,
dove sguazzare difficilmente riconoscibili. E per far ciò, come ha più
volte orgogliosamente rivendicato il Sinistro Mussi, è stato fatto
fuori tutto il movimento, c’entrasse o meno col "terrorismo".

Quando si sono accorti che lo Stato, quella roba che in Italia
significa Mafia, Massoneria, Fascismo, Chiesa, non si accontentava ma
voleva tutto, anche il Pci, ormai era troppo tardi, e sui cancelli di
Torino si consumarono i funerali del movimento operaio italiano.

Poi gli anni ’80. Quando sono cresciuto io, che quell’anno finivo 10 anni. Che culo.