1977: qualche appunto

Il Settantasette comincia con la "Circolare Malfatti" (dal nome dell'allora Ministro della Pubblica Amministrazione) del 3 dicembre 1976. Essa prevede l'introduzione di due livelli di laurea, la suddivisione dei docenti in due ruoli distinti (ordinari e associati), la creazione di una gerarchia piramidale di organi di gestione, dove, ovviamente, ai professori ordinari è garantita la maggioranza, il controllo rigido dei piani di studio, l'abolizione degli appelli mensili e il raggruppamento degli esami in due sessioni (estiva ed autunnale), l'aumento delle tasse di frequenza, restando inalterato il fondo per gli assegni di studio (brano liberamente tratto dalla Cronologia in AA.VV., Settantasette, vol. I, Roma, il manifesto, sd., p. 30.).
 
Il senato accademico di Palermo è il primo (e l'unico) a decidere di applicarla subito; altrettanto rapidamente, il 24 dicembre la facoltà di lettere della stessa città viene occupata.

Leggendo quanto sopra stupisce quanto, alla fine, le varie "riforme" dell'università siano cambiate di poco negli ultimi decenni del secolo scorso. E quanto esse siano state solo il primo passo verso l'attuale privatizzazione dell'istruzione nel nostro paese (sulla stregua di tutto il resto dell'Occidente).
 
Ma continuiamo con la cronaca: 

Dopo palermo ecco nuove occupazioni e grandi manifestazioni (15.000 persone a Napoli il 3 gennaio, in una manifestazione che vede, oltre che agli studenti, la partecipazione di operai, precari e disoccupati; 30.000 a Roma il 9 gennaio, 8.000 a Bologna il 10 gennaio).

Il 15 febbraio, a Roma, 300 militanti del Pci spalancano i cancelli della Sapienza occupata e approvano una mozione che condanna "le aggressioni ai docenti democratici, l'invasione del rettorato, gli atti di vandalismo", annunciando un "confronto" tra gli studenti e il segretario della Cgil Luciano Lama (tratto sempre dalla cronaca di cui sopra).

Il 17 il "confronto'' inizia alle 7 e 30, con l'ingresso del servizio d'ordine sindacale che prende possesso di Piazza della Minerva, strappando dai muri tutti i manifesti e cancellando tutte le scritte che ritenute offensive. Alle 10 inizia quello che da subito si capisce vuole essere un comizio. Nessun intervento studentesco è permesso, e quando l'ala creativa del movimento, i famosi indiani metropolitani ("[… ] Si chiama Indiano Metropolitano. Sulle mura del recinto ha scritto: Non é il '68 é il '77, non abbiamo ne passato ne futuro, la storia ci uccide [… ]", G. Lerner, L. Manconi, M. Sinibaldi, Uno strano movimento di strani studenti. Composizione, politica e cultura dei non garantiti, Milano, Feltrinelli, 1978) iniziano a lanciare slogan sarcastici nei confronti degli "invasori'' e alzano un pupazzo che rappresenta il leader sindacale con la scritta "I Lama stanno in Tibet'', il servizio d'ordine attacca gli studenti (30 feriti, medicati all'infermeria di Lettere e al Policlinico).

A quel punto inizia il tafferuglio, che costringe Lama a finire in fretta e furia il comizio e ad andarsene. Il servizio d'ordine viene travolto, il palco sfasciato e gli "aggressori'' costretti ad abbandonare l'università.

Dopo gli incidenti interviene la polizia, chiamata dal rettore Ruberti, che sgombera la facoltà.

E poi sarà un risotto che li seppellirà…