Si sa, nei tribunali e nei commisariati della Repubblica non valgono le stesse leggi della fisica del resto del mondo.
Uno dei casi più famosi è sicuramente quello del ferroviere anarchico Pino Pinelli, che il 15 dicembre 1969 che riusci a svenire saltando da una finestra della questura di Milano alta più di un metro sì da poter stramazzare al suolo quattro piani di sotto. Morto, che essendo fuori dalla questura, a quel punto, erano tornate in funzione le normali leggi della fisica e lui finì spiaccicato.
Ieri abbiamo avuto un nuovo entusiasmante caso.
Riporto l'ANSA:
GENOVA, 17 GEN – Colpo di scena oggi al processo per la sanguinosa irruzione della Polizia nella scuola Diaz-Pertini durante il G8 di Genova: non si trovano più le famose due bottiglie molotov che, secondo l'accusa, sarebbero state portate dalla Polizia nella scuola per giustificare gli arresti dei no global. Il tribunale ha pertanto ordinato che non potranno essere ascoltate le testimonianze relative alle bottiglie incendiarie fintanto che queste non saranno ritrovate. Il processo proseguirà con l'escussione di testi non collegati al ritrovamento delle molotov. La questione è stata sollevata dagli avvocati difensori di alcuni dei 29 agenti e funzionari di Polizia imputati, a vario titolo, di falsità ideologica, calunnia, lesioni gravi, violenza privata, danneggiamenti, perquisizione arbitraria, percosse e furto. Il tribunale ha così interpellato il responsabile dell'ufficio corpi di reato, Sergio Bruschi, ed il vicequestore Borrè, che aveva compiuto per conto della Procura una serie di indagini, ma nessuno dei due è stato in grado di indicare dove ora si trovino le due bottiglie molotov, che furono sottoposte ad accertamenti di polizia scientifica in Questura. Ora le ricerche proseguiranno, ma fintanto che non saranno trovate le bottiglie incendiarie il processo rimarrà congelato nella sua parte più delicata. «Le fotografie di un oggetto – ha commentato l'avv. Alfredo Biondi, difensore del vicequestore Pietro Troiani – non possono sostituire l'oggetto corpo del reato, che deve essere materialmente riconosciuto». (ANSA)
Ora la domanda.
Fate attenzione che è parecchio complicata e ci dovete pensare a lungo.
Non fatevi prendere dalla fretta, mi raccomando:
in un processo _contro_ la polizia, il reperto più importante dell'accusa, a chi lo fareste tenere?
Non ci arrivate?
Beh, ve l'avevo detto che la domanda era parecchio complicata.
Ve lo dico io, allora:
ma alla Questura, cioè alla polizia stessa, ovviamente!!!
Ma che domande…
Ora, dopo 5 anni e mezzo, toh!, le due bottiglie sono sparite:
Ma perché prendersela con questi nobili Tutori dell'Ordine Democratico
und Repubblicano!
E' ovvio che le nostre (le molotov), giunte in Questura, luogo che come è noto non soggiace alle normali leggi della fisica, abbiano preso vita ed iniziato una nuova affascinante esistenza, con tanto di viaggi all'estero (oggi giorno se non sai le lingue non trovi lavoro!), stage e corsi di specializzazione, e così via.
Se non le si trovano sarà perché hanno di meglio da fare, che discorsi!
Ma non è finita:
la conferenza stampa del 22 luglio in Questura a Genova (con decine di giornalisti presenti); il video che sputtana gli sbirri; gli articoli di giornali e le trasmissioni televisive sulla questione; tutto ciò non conta nulla, perché, come ha democraticamente detto il difensore dei Tutori dell'Ordine Democratico und Repubblicano, l'avv. Alfredo Biondi (mi pare di averlo già sentito nominare, sto qua…):
«Le fotografie di un oggetto [e i video e le testimonianze oculari, Ndr.] non possono sostituire l'oggetto corpo del reato, che deve essere materialmente riconosciuto».
Ovviamente quanto sopra vale nel caso in cui al banco degli imputati ci siano rispettabili Tutori dell'Ordine Democratico und Repubblicano; nel caso ci siano pericolosi sovversivi, la semplice testimonianza di un poliziotto, vale per far beccare all'accusato mesi se non anni di gabbia.
Aspettiamo serenzamente le prese di posizione della Sinistra di governo, che sicuramente saranno all'altezza della situazione