Essere vittime non giustifica l’ignoranza

Ieri era il 27esimo anniversario della strage di Bologna, e come al solito si sono succeduti sul palco le varie ipocrite "personalità istituzionali" (cioè gli eredi, e complici morali, dei mandanti della strage stessa). Accanto a questi, e la cosa già dovrebbe fare ragionare – a me fa pure un po' impressione – c'era pure il presidente dell' "ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980", Paolo Bolognesi.

Questi, invece di mandare a fare il culo quelli che dovrebbero togliere il segreto di stato sulle informative dei servizi e che dovrebbero andare a far parlare chi sa, si è messo a delirare sugli "amici dei terroristi in parlamento", e parlando pure su Radio24 di Sergio D'Elia s'è scagliato contro chi permette ai "terroristi" di stare in Parlamento.

Ora, vediamo di fare un po' di chiarezza, in tutti sti vaneggiamenti:

D'Elia, come spiega bene qua, ha scontato in toto la sua pena. Come dice la Costituzione, chi paga la sua pena torna ad essere cittadino con tutti i suoi diritti, quindi anche quello di essere eletto in Parlamento.

Lo stesso non si può dire, e il Sig. Bolognesi significativamente scorda di farne accenno, per gente come Andreotti Giulio, che invece è stato riconosciuto mafioso da un tribunale, quello di Palermo ma, incredibile ma vero, il reato è caduto in prescrizione:

"la sentenza di appello, emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio per i fatti fino al 1980 e quelli successivi, ha stabilito che Andreotti aveva «commesso» il «reato di partecipazione all'associazione per delinquere» (Cosa Nostra), «concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980», reato però «estinto per prescrizione». La sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2003, parla di «una
autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell'imputato verso i
mafiosi fino alla primavera del 1980»

Sia l'accusa sia la difesa presentarono ricorso in Cassazione, l'una contro la parte assolutiva, e l'altra per cancellare le conclusioni della sentenza di appello. Tuttavia la Corte di Cassazione il 15 ottobre 2004 confermò la sentenza d'appello. Nella motivazione si legge (a pagina 211):

« Quindi
la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha
ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini
riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e
giuridicamente significativi di una concreta collaborazione. »

Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002
(termine per la prescrizione), Andreotti sarebbe stato condannato in
base all'articolo 416, cioè all'associazione "semplice", poiché quella
aggravata di stampo mafioso (416 bis) fu introdotta nel codice penale soltanto nel 1982, con la legge Rognoni-La Torre (Cfr. http://tinyurl.com/2udczr).

Non pare che qualcuno chieda l'uscita di Andreotti dal parlamento (forse hanno paura…), anche se è stato ufficialmente riconosciuto come partecipante ad associazione a delinquere di stampo mafioso, reato per cui non ha scontato un giorno di pena.

Quindi, verrebbe da dire al Sig. Bolognesi, condividendo con lui l'odio per chi ha commesso la strage, che forse sarebbe il caso puntasse il ditino verso coloro che veramente sono stati le menti della strategia della tensione (e, guarda caso, gente come Andreotti, è stata a capo del governo fino a pochi mesi della strage; e il gladiatore Kossiga ne era presidente durante…).