Area – L’elefante bianco (1975)

Area - L'elefante bianco

Area – L’elefante bianco

Corri forte ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
ombre bianche, vecchi poteri
il mondo compran senza pudore
vecchie immagini, santi stupidi
tutto lascian cosi com’è
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
Corri forte ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
prendi tutto non ti fermare
il fuoco brucia la tua virtù
alza il pugno senza tremare
guarda in viso la tua realtà
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
Impara a leggere le cose intorno a te
finchè non se ne scoprirà
la realtà districar le regole che .
non ci funzionano più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità

http://www.youtube.com/watch?v=KPaIKW18BiA

Il nuovo disco di Bonnot. In alto la mia banda!

il manifesto, domenica 29 agosto

Incontro con il producer e dj degli Assalti Frontali al suo debutto con il suo primo progetto solista, il cd «Intergalactic Arena»

di Serena Valietti

Bonnot. Il rap «non rap» indipendente mescola jazz e conservatorio

Un’intro strumentale, due skit, di cui uno è un saluto di Boots Riley dei The Coup. Featuring con pesi massimi dell’old school italiano come Esa. Testi di denuncia firmati dagli Assalti Frontali sullo scratch di Dj Gruff nella traccia In Carovana. L’mc palestinese Boikutt con un pezzo il cui titolo dice tutto, Hal Jathri – la soluzione radicale. E ancora ospiti internazionali del calibro degli statunitensi Dead Prez in Let’s get organized e un featuring con Inoki, uno dei più rispettati rapper dello stivale. Pare un disco rap militante.

E invece Intergalactic Arena, il solo debut di Bonnot, il producer e dj degli Assalti Frontali è qualcosa di più. L’intro Last Night I had a dream lo rivela da subito: la tromba di Paolo Fresu e il sax di Tino Tracanna incontrano un mandolino e un synth. È jazz e sperimentazione estrema. «Intergalactic Arena si apre con questa intro, perché volevo scattare un’istantanea del mio oggi – spiega Bonnot, al secolo Walter Buonanno – Tra i miei progetti in corso non ci sono solo gli Assalti – attualmente al lavoro su un nuovo album previsto per novembre per la manifesto cd -, ma anche Babel, il progetto mio e di Tino, più qualcosa nella classica».

Il jazz torna anche in Storia di un Imprecato, dove Fresu e Tracanna incontrano Caparezza, che fa parlare un emarginato» a cui un gruppo di «ragazzi per gioco dà fuoco nel parcheggio dell’Auchan».

E poi ci sono Esa e Junior Sprea, che in Combatterò l’ignoranza cantano «ci vuole più passione e amore, quando tutti sono contro tutti ha vinto l’oppressore». Oltre a Sprea, reggae è anche Ultimamente, in cui cantano i Sud Sound System, mentre All’ombra dell’ultimo sole è punk targato Piotta e Punkreas. Il singolo Uragano invece è un mix di rap e crossover, con le voci di Nitto dei Linea 77 e Jake La Furia.

http://www.youtube.com/watch?v=J5cRqdZR9Ls

E poi c’è Intergalactical, un pezzo firmato dal re della jungle inglese General Levy e la traccia Slang out my slang, «a cui ho lavorato insieme a Zubz, con cui già ci siamo impegnati per un progetto di sensibilizzazione sull’Hiv. A precedere questa traccia c’è lo skit in cui Don Gallo esorta a usare il preservativo».

Un puzzle sonoro che rivela l’identità di Bonnot: «Al liceo suonavo crossover nei Sovversione, giravamo in tour con i Raw Power, poi c’è stato lo ska di Arpioni e Orobians. E poi la drumnbass, il Conservatorio e il jazz. Anche se possono apparire generi lontani tra loro, sono tutti profondamente legati dall’importanza del contesto in cui nascono e dalla necessità di manifestare il proprio dissenso». Un contesto che in Italia è quello dei centri sociali: «Se penso alle mie influenze, prima ancora di quelle musicali, contano quelle culturali: il Pacì Paciana, il centro sociale di Bergamo. È lì che ho conosciuto i personaggi chiave della mia storia artistica, dalla Banda Bassotti, alle Radici nel Cemento, a Fermin Muguruza. In quei luoghi di passione e militanza, ho imparato a scegliere strade più scomode, pur di restare fedeli a se stessi. Ricordo di esser stato colpito dalle parole del grande direttore d’orchestra Riccardo Chailly. In una sua intervista diceva che questo cercare percorsi complicati e difficili è una delle caratteristiche della grande musica, quella che ti lascia addosso emozioni intensissime. Anche degli Assalti già prima di entrarci ammiravo questa loro coerenza profonda e il coraggio di seguire un percorso scomodissimo, sempre nell’indipendenza, sempre esposti e militanti. Sempre presenti con la faccia e il fisico alle manifestazioni, dalla No F35 di Novara, a No Tav e No Dal Molin, alla Val di Susa. Fare musica in questo modo significa evitare certi canale e avere meno riscontro mediatico, però il senso di quello che facciamo e del messaggio che passiamo è impagabile».

A gamba tesa: Sergio Bologna sull’Onda

Quando Sergio Bologna parla, ci si ferma e si ascolta. Con attenzione.

Ecco perciò che "rubo" un articolo di Sergio a Nazioneindiana, ringraziandoli 🙂

Toxic asset – toxic learning

di Sergio Bologna

Nello spirito del ’68 – senza nostalgie nè tormentoni
(dopo un incontro all’Università di Siena, organizzato dal Centro
‘Franco Fortini’ nella Facoltà di Lettere occupata, il 6 novembre 2008)

State vivendo un’esperienza eccezionale, l’esperienza di una crisi
economica che nemmeno i vostri genitori e forse nemmeno i vostri nonni
hanno mai conosciuto. Un’esperienza dura, drammatica, dovete cercare di
approfittarne, di cavarne insegnamenti che vi consentano di non
restarvi schiacciati, travolti. Non avete chi ve ne può parlare con
cognizione diretta, i vostri docenti stessi la crisi precedente, quella
del 1929, l’hanno studiata sui libri, come si studia la storia della
Rivoluzione Francese o della Prima Guerra Mondiale.
Ho letto che l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti
prevede che nel 2009 un quarto dei lavoratori americani perderà il
posto.
Qui da noi tira ancora un’aria da “tutto va ben, madama la marchesa”,
si parla di recessione, sì, ma con un orizzonte temporale limitato, nel
2010 dovrebbe già andar meglio e la ripresa del prossimo ciclo
iniziare. Spero che sia così, ma mi fido poco delle loro prognosi.

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Ciao Mario

Pochi giorni fa se ne è andato una dei grandi del jazz italiano, sicuramente uno degli ultimi, Mario Schiano.

Grazie a lui già nei primi anni ’60 anche in Italia (e in Europa) si iniziò a suonare quella roba strana e fuori dalla norma che si chiamava "Free Jazz", quando ancora da noi il jazz era sinonimo di balera o poco più.

Mario, però, non era solo un grande musicista, ma anche un compagno. Lo voglio ricordare con le parole di Luigi Onori sul manifesto dell’11 maggio:

 

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A Trenta Miglia Di Mare

A Trenta Miglia Di Mare

Radio Assalti parla
su tutte le bande
sul cielo rovesciato della Serbia
la terra urla
ferma la guerra
c’è chi l’ha preparata ogni giorno
fino qui al non ritorno
a trenta miglia di mare
e il mio nome è: "senza nazione"
nell’ora più importante se viene
sarò il disertore
il sabotatore
quale strada mi risparmia dalla scelta
infame
di votarmi all’assassino migliore?

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Pubblicità progresso

Un primo maggio passato in campagna con amici e compagni, una frotta di figli, grigliata e vino bono. Che voglio dire…

Ad un certo punto piglio il manifesto ed inizio a sfogliarlo, arrivando alle pagine dedicate alla Mayday di Milano, e dopo un po' che leggo mi rendo conto che c'è qualcosa che mi solletica, ma non riesco a capire cosa.

Mi metto a guardare bene la pagine e… eccola!!!

 

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Rivera…. Rivera e…. GOL!!!!

Scatto sulla sinistra, cross al centro, arriva Rivera di piatto destro e….. GOL!!!!!!

Nel partitone patetico del primo maggio a Roma, un paio di tocchi ben fatti sono arrivati dal nostro amato Golden Boy, che ha detto:

«Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta»

E poi:

«Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. È giusto così assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni».

Apriti cielo, spalancati terra, TERRORISMO!!!, urla l'Osservatore Romano.

E si che se si va in rete si trovano siti, blog, associazioni e quant'altro, che dicono cose ben peggiori!
Se si va in libreria, poi, si trovano libri pubblicati non da case editrici anarchiche, che attaccano ben più duramente e profondamente la chiesa cattolica, vedi Piergiorgio Oddifredi, "Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)", Milano, Longanesi, 2007.

Ma il nostro calciatore le sue cose le ha dette nel concertone del primo maggio, di fronte a centinaia di migliaia di persone dal vivo, e qualche milione via tivù.

E allora PANICO!

 
Fino a quando la verità la si dice tra pochi accolti, tra pochi eletti dissenzienti, in circoli ristretti, allora va bene, siamo in una democrazia….
 
Ma GUAI a dire la verità su quella cancrena che è la chiesa cattolica di fronte alla Massa!, che finisci per essere un terrorista, un pericoloso sovversivo, IN GALERA!

Allora andiamo a vedere un paio di cose che ci dice il buon Oddifredi (che ho appena finito di leggere e che consiglio a tutt*, che è divertente e illuminante, in taluni passaggi).

 

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Ciao Alberto

Una strage, quella di questi mesi.

Ora se ne è andato anche Alberto Grifi, meraviglioso regista, videomaker, intellettuale, compagno e tanto altro che è inutile continuare questa stupida lista.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo a Siena 10 anni fa, durante una presentazione di suoi lavori degli anni '70, organizzata dall'allora nascente UDU (Unione degli Universitari), sindacatino studentesco legato alla Cgil.

Alberto portò parti dei suoi lavori degli anni '70 e di quegli anni parlò, facendo _secchi_ i giovani sinistramente democratici ivi convenuti che si aspettavano il solito cineasta intellettualoide dei Parioli radical shit.

Poco tempo dopo, durante un'occupazione dell'Università si materializza nell'atrio durante un'assemblea. Mi vide e mi salutò calorosamente, come si saluta un amico di vecchia data, quando invece mi aveva visto solo una volta chiacchierando pochi minuti.

Ciao Alberto. 

 

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