La droga più pericolosa? l’alcol …

Doc Nutt
Doc Nutt

In un articolo del 2009 il Proff. Nutt pubblica su “Lancet” ci racconta che la “sostanza” più dannosa della nostra epoca è il legalissimo alcol. vengono, in un decrescendo di pericolosità l’eroina, il crack, le metanfetamine, la cocaina, il tabacco, le anfetamine, e buon ottava la cannabis. Distanziate di molto le tanto terribilmente citate ketamina, l’ecstasi e in penultima posizione l’LSD.

E’ significativo notare che nel mondo, e nel nostro paese in particolare, di questa tabella sono legali la sostanza più pericolosa (l’alcol) e il tabacco. Tutte le altre sono assolutamente illegali.

Ma non solo:

Al primo posto ci sta proprio l’alcol con un buon margine di vantaggio sull’eroina e con un indice di pericolosità tre volte tanto quello della cocaina e quasi quattro rispetto a quello della marijuana. Vale anche la pena ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le bevande alcoliche siano la causa di due milioni e mezzo di morti ogni anno, mentre nel nostro Paese l’alcol provoca tra le 21 e le 25 mila morti ogni anno a fronte di alcune centinaia dovute alle altre droghe (tabacco escluso).

Questo si legge in un articolo pubblicato da Stampa Alternativa proprio quest’anno, Vino e bufale, a cura di due medici specializzati sulla materia.

Sarebbe ora che iniziassimo a fare un ragionamento serio su questo argomento, al di là della ludica – e sacrosanta – voglia di farsi una canna in santa pace.

Nutt on Lancet, drugs comparisions
Nutt on Lancet, drugs comparisions

Area – L’elefante bianco (1975)

Area - L'elefante bianco

Area – L’elefante bianco

Corri forte ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
ombre bianche, vecchi poteri
il mondo compran senza pudore
vecchie immagini, santi stupidi
tutto lascian cosi com’è
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
Corri forte ragazzo, corri
la gente dice sei stato tu
prendi tutto non ti fermare
il fuoco brucia la tua virtù
alza il pugno senza tremare
guarda in viso la tua realtà
guarda avanti non ci pensare
la storia viaggia insieme a te
Impara a leggere le cose intorno a te
finchè non se ne scoprirà
la realtà districar le regole che .
non ci funzionano più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità

http://www.youtube.com/watch?v=KPaIKW18BiA

Maremma, l’acqua rubata dall’ENI e dalle giunte “rosse”

Discarica di fini di pirite, in località S. Martino a Scarlino (Gr)
Discarica di fini di pirite, in località S. Martino a Scarlino (Gr)

Sono innumerevoli anni che Roberto Barocci si occupa di ambiente nel territorio della provincia di Grosseto. Sul suo sito potete trovare la versione integrale dei suoi due libri, “arsENIco. Come avvelenare la maremma fino alla catastrofe ambientale” e “Maremma avvelenata“, con tanto di capitoli aggiuntivi e aggiornamenti. Entrambi i libri editi per i tipi di Stampa Alternativa.

Ex docente in pensione, attualmente si sta occupando anche di energia, dello smaltimento dei rifiuti e di tutela del paesaggio. Sempre sul suo sito potete trovare tanti altri documenti e foto.

Per questo suo prezioso lavoro Roberto è stato più volte denunciato dai responsabili dello scempio, ENI in primis, ma anche tante pubbliche amministrazioni di “sinistra”, comuniste addirittura! E’ sempre stato assolto, a differenza dei suoi accusatori, che da decenni dovrebbero bonificare quelle aree e non lo fanno, a discapito della salute della popolazione.

Il nostro ha continuato la sua battaglia, ed ultimamente è attivo nei comitati per la difesa dell’acqua pubblica, e con i comitato ha pubblicato un video che è disponibile su Youtube. Eccolo (diviso in due parti):

http://www.youtube.com/watch?v=_rC7fFaq4Hk

http://www.youtube.com/watch?v=eHlm-TST4p4

Buona visione (si fa per dire…)

Dalla Serbia a Roma

Il ministro Maroni
Il ministro Maroni by UK in Italy

Fonte: Corriere della Sera.

Cito, per chiarezza:

«Il rischio di infiltrazioni nel corteo della Fiom di sabato è elevato, come hanno detto anche le analisi dei nostri servizi, ma la nostra attenzione sarà massima […]. Il rischio è – ha aggiunto il ministro dell’Interno – che alcuni gruppetti, non certo le 20 o 40mila persone che sfileranno pacificamente staccandosi vadano a spaccare vetri. L’occasione è troppo ghiotta per l’infiltrazione nella manifestazione anche da parte di gruppetti stranieri […]”.

Ma facciamoli i nomi, no?! Maroni non si esime:

“A Padova – ha detto il ministro Maroni – mercoledì alcuni esponenti di un centro sociale, tra l’altro invitati alla manifestazione di sabato, hanno occupato la sede di Confindustria padovana imbrattando i muri. Dobbiamo tutti prendere le distanze da episodi come questo”.

Allora, io non sono un fine analista politico, anzi. Sono un vecchio ingenuo, ma mi chiedo come sia possibile che il Sig. Maroni sia ancora ministro dopo quello che è successo martedì, con qualche centinaio di fascisti serbi che si sono praticamente impossessati di una città e di uno stadio indisturbati. Chissà, forse al ministro legaiolo sentir parlare di nazionalisti, di cetnici, di indipendentisti, di fascisti insomma, non crea grossi problemi di “ordine pubblico”. E così questi “signori” sono partiti indisturbati da Belgrado e dintorni, su comodi autobus, hanno attraversato TUTTA la Padania (a noi!), sono arrivati a Genova e hanno fatto il beato cazzo che gli pareva: hanno attaccato gli sbirri per strada, hanno provocato scontri e poi, arrivata l’ora di andare allo stadio, ci sono entrati senza problemi, con tanto di razzi, fumogeni, cesoie, coltelli e ammennicoli vari.

Io se entro allo stadio, mi tolgono pure il tappo dalla bottiglia d’acqua, si sa mai che la lanci verso Viviano…

Quando invece a manifestare sono i pericolosi comunisti (ohhhh!), o peggio ancora gli “estremisti” (cioè tutti coloro che stanno a sinistra di Vendola), allora a quel punto le informative dei servizi diventano scritte sulla pietra, il pericolo “altissimo”, e l’allerta massima.

Buffo, no?

Gilles Deleuze: A che serve la filosofia?

DeleuzeAllorché qualcuno domanda a che serve la filosofia, dobbiamo rispondere in modo aggressivo, poiché la domanda vuole essere ironica e mordace. La filosofia non serve né lo Stato né la Chiesa, che hanno altre preoccupazioni. Non serve ad alcuna potenza costituita. Una filosofia che non turba e non contraria nessuno non è una filosofia. Essa serve a far danno alla stoltezza, facendone qualcosa di turpe. Essa ha la sola funzione di denunciare la bassezza del pensiero in tutte le sue forme.

Gilles Deleuze

Nietzsche et la philosophie, Presses Universitaires de France, Paris 1962

tr. it. di S. Tassinari, Nietzsche e la filosofia, Colportage, Firenze 1978

Fonte: incidenze: Gilles Deleuze – «A che serve la filosofia?».

Il nuovo disco di Bonnot. In alto la mia banda!

il manifesto, domenica 29 agosto

Incontro con il producer e dj degli Assalti Frontali al suo debutto con il suo primo progetto solista, il cd «Intergalactic Arena»

di Serena Valietti

Bonnot. Il rap «non rap» indipendente mescola jazz e conservatorio

Un’intro strumentale, due skit, di cui uno è un saluto di Boots Riley dei The Coup. Featuring con pesi massimi dell’old school italiano come Esa. Testi di denuncia firmati dagli Assalti Frontali sullo scratch di Dj Gruff nella traccia In Carovana. L’mc palestinese Boikutt con un pezzo il cui titolo dice tutto, Hal Jathri – la soluzione radicale. E ancora ospiti internazionali del calibro degli statunitensi Dead Prez in Let’s get organized e un featuring con Inoki, uno dei più rispettati rapper dello stivale. Pare un disco rap militante.

E invece Intergalactic Arena, il solo debut di Bonnot, il producer e dj degli Assalti Frontali è qualcosa di più. L’intro Last Night I had a dream lo rivela da subito: la tromba di Paolo Fresu e il sax di Tino Tracanna incontrano un mandolino e un synth. È jazz e sperimentazione estrema. «Intergalactic Arena si apre con questa intro, perché volevo scattare un’istantanea del mio oggi – spiega Bonnot, al secolo Walter Buonanno – Tra i miei progetti in corso non ci sono solo gli Assalti – attualmente al lavoro su un nuovo album previsto per novembre per la manifesto cd -, ma anche Babel, il progetto mio e di Tino, più qualcosa nella classica».

Il jazz torna anche in Storia di un Imprecato, dove Fresu e Tracanna incontrano Caparezza, che fa parlare un emarginato» a cui un gruppo di «ragazzi per gioco dà fuoco nel parcheggio dell’Auchan».

E poi ci sono Esa e Junior Sprea, che in Combatterò l’ignoranza cantano «ci vuole più passione e amore, quando tutti sono contro tutti ha vinto l’oppressore». Oltre a Sprea, reggae è anche Ultimamente, in cui cantano i Sud Sound System, mentre All’ombra dell’ultimo sole è punk targato Piotta e Punkreas. Il singolo Uragano invece è un mix di rap e crossover, con le voci di Nitto dei Linea 77 e Jake La Furia.

http://www.youtube.com/watch?v=J5cRqdZR9Ls

E poi c’è Intergalactical, un pezzo firmato dal re della jungle inglese General Levy e la traccia Slang out my slang, «a cui ho lavorato insieme a Zubz, con cui già ci siamo impegnati per un progetto di sensibilizzazione sull’Hiv. A precedere questa traccia c’è lo skit in cui Don Gallo esorta a usare il preservativo».

Un puzzle sonoro che rivela l’identità di Bonnot: «Al liceo suonavo crossover nei Sovversione, giravamo in tour con i Raw Power, poi c’è stato lo ska di Arpioni e Orobians. E poi la drumnbass, il Conservatorio e il jazz. Anche se possono apparire generi lontani tra loro, sono tutti profondamente legati dall’importanza del contesto in cui nascono e dalla necessità di manifestare il proprio dissenso». Un contesto che in Italia è quello dei centri sociali: «Se penso alle mie influenze, prima ancora di quelle musicali, contano quelle culturali: il Pacì Paciana, il centro sociale di Bergamo. È lì che ho conosciuto i personaggi chiave della mia storia artistica, dalla Banda Bassotti, alle Radici nel Cemento, a Fermin Muguruza. In quei luoghi di passione e militanza, ho imparato a scegliere strade più scomode, pur di restare fedeli a se stessi. Ricordo di esser stato colpito dalle parole del grande direttore d’orchestra Riccardo Chailly. In una sua intervista diceva che questo cercare percorsi complicati e difficili è una delle caratteristiche della grande musica, quella che ti lascia addosso emozioni intensissime. Anche degli Assalti già prima di entrarci ammiravo questa loro coerenza profonda e il coraggio di seguire un percorso scomodissimo, sempre nell’indipendenza, sempre esposti e militanti. Sempre presenti con la faccia e il fisico alle manifestazioni, dalla No F35 di Novara, a No Tav e No Dal Molin, alla Val di Susa. Fare musica in questo modo significa evitare certi canale e avere meno riscontro mediatico, però il senso di quello che facciamo e del messaggio che passiamo è impagabile».

Dell’omicidio di Giorgiana Masi e del suo mandante, Kossiga (boia!)

Giorgiana Masi

Giorgiana Masi
Giorgiana Masi

In questi giorni di lutto bipartisan, come si dice oggi – che in italiano popolare si può comodamente tradurre in “paraculo” – abbiamo sentito, anzi, avete sentito dire quanto era bravo e buono ed illuminato e colto e profondo e potente quel pezzo di merda di Francesco “Boia” Kossiga.

Non servirà a nulla, ma voglio dilettarmi in un delle mie più antiche passioni, e cioè la storia, ed in particolare la storia dei movimenti negli anni ’70.

Una di queste possibili storie è quella di Giorgiana Masi, giovane femminista simpatizzante dei Radicali (allora era possibile, per quanto oggi possa apparire incredibile ad un giovane…), che decise, il 12 maggio 1977, di partecipare ad una manifestazione non autorizzata dal ministro dell’interno, giust’appunto Francesco “Boia” Kossiga. Non autorizzata come tutte le altre possibili nella capitale, dopo la morte dell’agente Passamonti in alcuni scontri di piazza.

Maggio ’77, quindi, in pieno “governo delle astensioni”, monocolore Dc guidato dal mafioso Andreotti Giulio grazie all’astensione in parlamento dei Compagni del Partito Comunista Italiano (a noi!).

Fin dal primo pomeriggio la tensione è molto alta. A quanti difendono il diritto di manifestare con brevi cortei e fortunose barricate, le forze di polizia rispondono sparando candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Anche numerosi fotografi, giornalisti, passanti e il deputato Mimmo Pinto sono picchiati e maltrattati. Con il passare delle ore la resistenza della piazza si fa più decisa, e vengono lanciate le prime molotov. Mentre nelle strade sono in corso gli scontri, i parlamentari radicali protestano alla Camera contro le aggressioni e le violenze della polizia, fra gli insulti di quasi tutte le forze politiche. Mancano pochi minuti alle 20 quando, durante una carica, due ragazze sono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti e carabinieri. Elena Ascione rimane ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 19 anni, studentessa del liceo Pasteur, viene centrata alla schiena. Muore durante il trasporto in ospedale”.

(http://www.reti-invisibili.net/giorgianamasi/)

Sono subito chiare le responsabilità delle forze del dis/ordine, polizia in testa – e quindi ministero dell’interno, e subito il clima si intorbidisce grazie a silenzi, omertà e tutta la merda vile e fascista tipica delle istituzioni italiane in quegli anni e non solo.

Tutto ciò non basterà, per fortuna, a fermare la verità storica, ormai appurata grazie a testimonianze dirette, foto e video.

Le chiare responsabilità emerse a carico di polizia, questore, Ministro dell’Interno, porteranno il governo a intessere una fitta trama di omertà e menzogne. Cossiga, dopo aver elogiato il 13 maggio in Parlamento “il grande senso di prudenza e moderazione” delle forze dell’ordine, modificherà più volte la propria versione dei fatti. Costretto dall’evidenza ad ammettere la presenza delle squadre speciali – tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l’agente della squadra mobile Giovanni Santone – continuerà però a negare che la polizia abbia sparato, pur se smentito da vari testimoni e dalle inequivocabili immagini di foto e filmati”.

( http://www.reti-invisibili.net/giorgianamasi/)

Emergono così le vicende delle squadre speciali di Kossiga (boia!), agenti di polizia camuffati da sbirri, che pistole alla mano iniziano a sparacchiare ad altezza d’uomo.

Un video dei radicali sarà ancora più chiaro, con nomi e cognomi e la viva (allora) voce del ministro dell’interno, Francesco “Boia” Kossiga:

Mi fermo, non c’è bisogno di dilungarsi su questa storia, ampiamente e efficacemente  racconta sulla rete, con foto e dovizia di particolari. Mi accontenterò di qualche link.

Lascio con le parole illuminanti del Presidente, come tutti lo chiamano, rilasciate nel 2008 al Quotidiano Nazionale durante le proteste del movimento studentesco dell’Onda:

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì”.

(http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/10/23/%C2%ABvoglio-sentire-il-suono-delle-ambulanze%C2%BB/)

Purtroppo è morto… solo ora, e senza soffrire neanche un minimo di quello che avrebbe meritato.