6 anni

Un ricordo di Carlo, mi avete chiesto. Io che di ricordi ne ho un mare, in realtà ho paura di aprire la finestra, di guardare dentro, di scegliere. Fa troppo male, potrei affogare. Vorrei che fosse lui a parlare. Ecco: vi mando le sue parole, scritte in un giorno lontano. La guerra non era ancora preventiva ma già veniva gabellata per umanitaria. E lui la commenta così, alla Abatantuono (in Mediterraneo, se non ricordo male).

Haidi Giuliani
 
1999 X  MAMMA

Parole suadenti

si ripetono insistenti

nella mente.

E la gente

che s’affolla, non sente

le urla del penitente.

Uno sprazzo di luce si riflette

e illumina l’ambiente

circostante.

Spruzzi di coscienza

nel clima angosciante

della guerra.

E meno male che c’è l’Occidente!

“Minchia, signor tenente.”

Bambini spensierati

giocano contenti,

e fanno capriole sul cemento.

Fermiamoci un momento

a osservarli,

a capire il loro divertimento:

forse non sanno del giuramento

e neppure delle stelle

e del firmamento.

Hanno un solo sentimento:

ridere,

e non pensare al turbamento

delle bombe,

a quegli spari che tanto

male hanno portato.

Ecco che si alza un canto,

chissà se arriva in cielo

sospinto,

pian piano,

dal vento.

Dugento anni, passati inutilmente

[…] 

«Frattanto noi chiamiamo pomposamente virtù tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serve. I governi impongono giustizia: ma potrebbero eglino imporla se per regnare non l'avessero prima violata? Chi ha derubato per ambizione le intere province, manda solennemente alle forche chi per fame invola del pane».

[…]

«E perché l'umana schiatta non trova né felicità né giustizia sopra la terra, crea gli Dei protettori della debolezza e cerca premj futuri del pianto presente. Ma gli Dei si vestirono in tutti i secoli delle armi de' conquistatori: e opprimono le genti con le passioni, i furori, e le astuzie di chi vuole regnare».

Ugo (Niccolò) Foscolo, "Lettera da Ventimiglia" in "Ultime lettere di Jacopo Ortis (1798 – 1817) 

Spirito di appartenenza

Leggo su alcuni quotidiani di oggi delle dichiarazioni di un funzionario di polizia sull'assalto alla scuola Diaz del luglio 2001 e relativo massacro. Il signor Fournier è il primo poliziotto che racconta ciò che sono 6 anni che viene raccontato dagli altri meno fortunati protagonisti di quella notte:

non manifestanti già feriti a terra, ma veri e propri pestaggi ancora in atto; «Arrivato al primo piano dell'istituto – ha detto Fournier – ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana» (dal Corriere di oggi, ma più o meno le stesse cose anche su Repubblica e Unità, la Stampa).

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Aiuto, l’Anarchico!!!

Beh, c'è da capirli, gli anarchici fanno paura, tutti lo sanno.

Bombe, attentati, stragi, come non aver paura?

Ed ecco, quindi, che quando uno di questi pericolosi individui viene spostato da un luogo all'altro, bisogna organizzare un severissimo servizio d'ordine, che non si sa mai di cosa possa essere capace, lui o i suoi terribili accolti.

Anche se è morto nel 1910… 

Di questa triste storia ecco il bell'artico uscito sull'Espresso:

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Giorgiana Masi

Domani si affronteranno, in svariate piazze di Roma, i manifestanti pro o contro dico, famiglia, patria, nazione e via a stronzzeggiar cantando.

Pochi si ricorderanno, invece, di un triste anniversario, che proprio domani arriverà a 30 anni:

l'anniversario di un omicidio di stato, uno dei tanti che in questi decenni di "repubblica" hanno insanguinato il paese.

Il 12 maggio 1977 veniva uccisa a Roma, dagli agenti in borghese di Kossiga (Boia!), la companga Giorgiana Masi, 19 anni, studentessa del liceo Pasteur, con un colpo alla schiena.

Giorgiana Masi

Dopo le soliti infamanti accuse al movimento, foto alla mano viene dimostrato che a sparare furono agenti in borghese e in divisa. Nonostante questo, ma nessuno è stato perseguito.

Domani a Roma si terranno molti appuntamenti per ricordare Giorgiana e tutti i compagni e le compagne uccisi dalle democratiche istituzioni repubblicane.

 

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Primo, Sabina e la Calusca

Su uno dei numeri degli inserti che stanno uscendo in questi mesi con il quotidiano "Liberazione" (di Rifondazione, se qualcuno non lo sapesse; inserti sempre _molto_ interessanti, tra l'altro), lessi questo testo di Marco Philopat, su Primo Moroni[1] e sua moglie Sabina e sulla nascita della mitica libreria "Calusca".

Ora il sito della casa editrice AngenziaX lo ripropone per intiero, e di conseguenza pure io.

Buona lettura 🙂 

 

[1]

Su Primo Moroni:

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Il fattore A: Lanfranco Camminiti sull’Autonomia Operaia

E' uscito in questi giorni, come da recente  post, il primo di tre libri di DeriveApprodi sull'Autonomia Operaia.

A me è arrivato ieri ed ho avuto tempo solo per una manciata di pagine, al di là dell'indice e di uno sguardo sugli autori dei saggi (tutte vecchie conoscenze :).

Ma, sempre ieri, ho scovato il sito di Lanfranco Camminiti, curatore del libro con Sergio Bianchi; sito assai interessante, e su cui si trova il suo saggio di introduzione al libro.

Eccolo qui sotto:

 

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Anni ’70: 3 libri (e forse più)

Siamo in un momento di (scarse, come al solito) celebrazioni:
l'orrido anno, il '77, compie 30anni, e nonostante tutto continua a far paura.

Allora provo a proporre 4 titoli (e forse più), che a mio avviso aiutano a capirli, quegli anni (tutti), molto meglio di tanti saggi (che cmq vanno letti. Dopo).

Libri che parlano di noi, gli sfigati, e non dei leadroni o leaderini, di carriere parlamentari o armate (ma dov'è tutta sta differenza…).
Storie di militanti di base (ecco, per iniziare a capire quegli anni, e da dove satarono fuori, sarebbe ad uopo iniziare a sfogliare anche i signori Danilo Montaldi e Gianni Bosio), con le loro meraviglie e le loro schifezze.

 
Eccoli: 

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