Purtroppo non ha sofferto: la morte di Pinochet (boia!)

Quella merda di Pinochet (e mi scusi la merda, di cui ho il massimo rispetto) è morto.

Purtroppo senza soffrire.

Sentire i telegiornali di ieri e domenica è stato un grave errore, da parte mia, e solo le immagini della festa di piazza a Santiago – molto poche, sui canali nazionali; la maggior parte erano dedicate ai fedeli del dittatore, tanto per non sottoloneare il livello di indecenza della nostra "informazione" di regime, ma che ve lo dico a fà… – solo quelle poche immagini mi hanno sollevato dalla depressione.

Quando ho letto che il vecchio merdoso era morto ho brindato con la mia compagna e ho baciato Tommaso, che non capiva ma rideva lo stesso. Ho pensato a tutti coloro che in questi 30 e passa anni hanno combattuto contro l'amichetto di Kissinger e di Wojtyla e mi sono commosso. 

 

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Buon viaggio, Prof.

Se ne è andato, il Professore, speriamo sia un buon viaggio.

Solo ora mi rendo conto (ah, stolto che sono!), che il Prof. ha rappresentato la "colonna grafica" della mia adolescenza di giovane militonto autonomo, di giovane antagonista lombardo in via di meticciato con quella adorabile massa canaglia che è stato il movimento punx milanese di metà/fine anni '80.

Ricordo l'attesa per la nuova uscita di Decoder, il libro su Burroghs (ah!) della Shake, i tanti volantini, francobolli, schizzi e di/segni; quel tratto pieno, che per capire cosa minchia c'era dovevi concentrarti, per poi capire che no, non è vero, solo lasciandoti andare capivi davvero. O per niente, ma godevi di più.

Porcoddio, il Prof. non c'è più, e non ci si può credere.

Buon viaggio, Prof., buon viaggio.

 
 

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Sempre sull’Operaismo libertario: Sergio Bologna

E ritorniamoci, su sta cosa, che mi intrippa in questi giorni.

Domenica è uscito il famoso inserto de "il manifesto" su "Operai e capitale" di Tronti, con tutta una serie di articoli di vari ex e neo operaisti (per questa settimana si può trovare qui). Nulla di nuovo sotto il sole: Tronti dice che l'operismo "vero" è quello fino a "Classe operaia", che poi diventa altro (estremismo? terrorismo?) e gli operaisti non capiscono che, a quel punto, il sistema andava cambiato dall'interno tornando al PCI (UHAHAHAHAHAHAHAHAH!); c'è chi come Rieser che spara mazzatte a manca e a manca, attaccando gli stessi di cui Tronti e vabbé; ci sono altri, invece, che fanno esattamente il contrario, esaltando chi viene demonizzato dai noti sopra, arrivando all'apologia della "moltitudine" (mah…).

Insomma, la solita fuffa, non fosse per il meraviglioso Sergio Bologna.  Ecco il suo, come al solito straordinario, intervento. E non ci stupisce che si legga così poco, nel nostro paese (di sicuro non all'estero), questo splendido compagno.

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Il ritorno del Sandinismo?

Leggevo quasi con commozione della vittoria di Daniel Ortega alle elezioni presidenziali in Nicaragua.

Si, perché quella nicaraguegna è una delle poche rivoluzioni che non mi vergogno di aver sostenuto (forse solo con quella spagnola, versante libertario, ovviamente).

Peccato che poi vado a cercare notizie più precise, e iniziano a sorgermi atroci dubbi.

Prima per quello che leggo qui, ed in particolare:

 

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Una risposta infame

Premetto che sono sempre più esterefatto da "il manifesto", che col prossimo anno sono 20 anni che leggo.

Esterefatto per l'ignomignosa fedeltà a questo ignomignoso governo di "sinistra", ma anche e soprattutto per l'ormai squallido allineamento con il resto della stampa di "sinistra" in politica estera (il caso del responsabile dell'Onu per i diritti umani in Palestina, che qualche tempo fa rilasciò dichiarazioni pesantissime sulle tante violazioni israeliane sia in Palestina che in Libano, che meritò sul giornale un trafiletto di 10 righe a pagina 8; ma è solo uno dei tanti possibili esempi).

Ma l'articoluzzo di Polo in prima pagina sul giornale di ieri, in risposta al documento dei Cobas sulla manifestazione del 4 novembre, ha raggiunto veramente vette altissime:

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